George A. Romero, il re degli zombie

GEORGE A. ROMERO, IL PADRE DEGLI ZOMBIE

George Andrew Romero ha ventotto anni quando firma LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI (1968), diventando improvvisamente il signore degli zombi.
Si tratta del primo lungometraggio del giovane regista e segnerà in maniera indelebile non solo la sua intera carriera, ma l’intero genere horror, diventando il capostipite di tutti gli Zombie Movies.
In quarant’anni di carriera, finora Romero ha realizzato 16 film, 6 dei quali sono dedicati al mondo degli appestati: LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI (Night of the Living Dead, 1968), ZOMBI (Dawn of the Dead, 1978), IL GIORNO DEGLI ZOMBI (Day of the Dead, 1985), LA TERRA DEI MORTI VIVENTI (Land of the Dead, 2005), LE CRONACHE DEI MORTI VIVENTI (Diary of the Dead, 2007) e L’ISOLA DEI SOPRAVVISSUTI (Survival of the Dead, 2009) sono i capitoli di una saga che racchiude l’anima del filmmaker di Pittsburgh e mezzo secolo di cinema horror.

L’HORROR ZOMBIE CONTEMPORANEO NASCE A PITTSBURGH

Sono gli anni Sessanta e un gruppo di ragazzi di Pittsburgh impiegati in case produttrici di spot pubblicitari decide di realizzare un film. Russell W. Streiner, Karl Hardman, John A. Russo e George A. Romero sono seduti ad un tavolo in un caffè della città quando decidono di mettersi in società, investire 600 dollari a testa per realizzare un film horror in bianco e nero con il titolo Night of the Flesh Eaters (letteralmente, La notte dei mangiatori di carne). Inizia così la produzione de LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, un film indipendente, costato complessivamente settantamila dollari. La prima proiezione pubblica avviene proprio a Pittsburgh il 2 ottobre del 1968. In breve tempo, il film entra nel circuito dei drive-in e ben presto viene esportato in tutto il mondo.

Romero sul set de Il giorno degli zombi

Romero sul set de Il giorno degli zombi

Pittsburgh è una città cara al regista: è qui, infatti, che Romero ha studiato dopo aver trascorso la giovinezza nel Bronx di New York, diventando il suo set preferito e la patria ufficiale degli zombie. È a Pittsburgh che, su celluloide, i morti sono tornati in vita a intervalli regolari dagli anni Sessanta ad oggi, popolando strade, case e quartieri. Ed è proprio in questa città che si sono registrati i primi casi di appestati anche nel penultimo film di Romero, LE CRONACHE DEI MORTI VIVENTI (2007). È attorno alla capitale della Pennsylvania che Romero scova le location per la maggior parte dei suoi film: dalla casa de LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI al supermercato di ZOMBI (1978), al bunker di L’ALBA DEI MORTI VIVENTI, fino all’ultima roccaforte degli umani ne LA TERRA DEI MORTI VIVENTI (2005).

LA FORTUNA DE “LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI”

Il primo film di George A. Romero fu un trionfo di critica e di pubblico: in Italia, il critico Giona A. Nazzarro definì la pellicola un “horror neorealista”, mentre Claudio d’Agno ha apprezzato la commistione di registri e generi che confluiscono al suo interno, dal cinema di Orson Welles ai Cinegiornali.
LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI è un film che ha segnato profondamente l’horror americano, contribuendo alla nascita del sottogenere splatter, termine coniato dallo stesso Romero e usato per descrivere L’ALBA DEI MORTI VIVENTI.
Quello de LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI è stato un successo inaspettato anche per l’autore che intendeva fare un film sanguinolento per attrarre i ragazzini al cinema, ma che ha finito per influenzare registi che hanno caratterizzato la storia dell’horror cinematografico. Basti pensare a Tobe Hooper che, dopo aver visto il lungometraggio scrisse e diresse NON APRITE QUELLA PORTA (The Texas Chain Saw Massacre, 1974), o a John Carpenter, che omaggia l’assedio romeriano in DISTRETTO 13: LE BRIGATE DELLA MORTE (Assault on Precinct 13, 1976). Film come LA CASA (The Evil Dead, 1981) di Sam Raimi o NIGHTMARE – DAL PROFONDO DELLA NOTTE (A Nightmare on Elm Street, 1984) di Wes Craven forse non sarebbero mai esistiti se Romero non avesse coniato una nuova idea di horror.
Dal punto di vista finanziario, il primo film di Romero incassò più di 30 milioni di dollari in tutto il mondo, ma la maggior parte degli incassi andarono alla casa di distribuzione, la Walter Rade Organization: è anche per questo motivo che Romero ha sempre dovuto cercare finanziamenti e produttori per riuscire a realizzare le proprie opere.

ROMERO PADRE DELLO ZOMBIE CONTEMPORANEO

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI genera l’immagine contemporanea dello zombie, una figura sovrannaturale che ha origine nella tradizione vudù creola haitiana. Il termine zombie, infatti, indica un semivivente che agisce sotto il potere di uno stregone in grado di controllare la sua anima.
Nella letteratura e nel cinema precedenti ai film di Romero,  le figure di morti che tornano in vita sono assai frequenti. Il mostro di Frankenstein nato dalla penna di Mary Shelley agli inizi del XIX secolo, per esempio, non è altro che un morto riportato in vita, tanto che, ne IL GIORNO DEGLI ZOMBI (1985), Romero chiama uno dei protagonisti proprio Dr. Frankenstein, omaggiando l’opera di Lady Shelley. I film HO CAMMINATO CON UNO ZOMBI (I walked with a Zombie, 1943) di Jeacques Tourneur, L’ISOLA DEGLI ZOMBIES (White Zombie, 1932) di Victor Halperin e REVENGE OF THE ZOMBIES (1943) di Steve Sekley, assai precedenti al lavoro di Romero, hanno tra i personaggi principali questo essere posseduto, ma l’immagine contemporanea del morto che torna in vita affamato di carne umana è creata indubbiamente dal regista americano.
Romero, infatti, si allontana dall’immagine di morto vivente nata nel folklore haitiano e si avvicina ad altri esseri mostruosi molto popolari. Infatti, lo zombie ha molte caratteristiche in comune a quelle di altri celebri mostri del mondo horror, come il vampiro, il licantropo, la mummia, con cui condivide le caratteristiche principali: si tratta spesso di morti che tornano in vita, che si cibano di uomini e che trasmettono la propria maledizione alle malcapitate vittime.

TRUCCO ED EFFETTI SPECIALI: L’APPORTO DEL MAGO TOM SAVINI E IL DISCEPOLO GREG NICOTERO

Una figura fondamentale nella creazione estetica dello zombie di Romero è Tom Savini, il mago degli effetti speciali noto anche per le sue prove attoriali (DAL TRAMONTO ALL’ALBA e MACHETE di Robert Rodriguez, DJANGO UNCHAINED di Quentin Tarantino). I due si conoscono nel 1965, durante i provini per The Whine of the fawn, un film di Romero rimasto irrealizzato. In quell’occasione, Savini partecipava al lavoro sul set come attore, senza sapere che di lì a pochi anni sarebbe diventato un esperto di effetti speciali. La prima collaborazione ufficiale tra Romero e Savini vide la luce con WAMPYR (Martin, 1977) e il loro sodalizio personale è proseguito negli anni.
L’immagine del cadavere in putrefazione, con gli arti lacerati e la faccia gonfia, che dissemina brandelli di carne intorno a sé, è merito della maestria di Savini e compare per la prima volta nel secondo film di Romero, ZOMBI. Ne LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, infatti, i cadaveri realizzati da Karl Hardman sono molto diversi da quelli di Savini, influenzati da un trucco più vicino a quello teatrale che cinematografico.
Lavorando a IL GIORNO DEGLI ZOMBI, Tom Savini ha anche dato il via alla carriera di un altro esperto di effetti speciali, Greg Nicotero. Nel 1988, l’ex-giovane apprendista ha fondato la nota KNB EFX ed è diventato uno dei più richiesti supervisori degli effetti speciali di Hollywood: tra i suoi lavori più importanti, figurano C’ERA UNA VOLTA IN MESSICO e SIN CITY di Rodriguez, KILL BILL di Tarantino, NON APRITE QUELLA PORTA: L’INIZIO di Jonathan Liebesman, LE COLLINE HANNO GLI OCCHI 2 di Martin Weisz e molti altri film, non solo horror ed action.

LA FILOSOFIA MOSTRUOSA: IL BANCHETTO MACABRO E IL CAOS

Gli zombie vengono spesso chiamati teste morte, perché appaiono come corpi senza coscienza che procedono lenti con lo sguardo fisso. Vivono di un unico istinto: la fame di carne umana. Il banchetto macabro riveste un momento fondamentale in ogni film di zombie che si rispetti: i mostri straziano, dilaniano e smembrano i corpi degli uomini con foga insaziabile. Tuttavia, essi non sono cannibali e, a differenza degli umani, non si uccidono tra di loro. Chiunque venga morso viene contagiato e, nel giro di poche ore, muore e si trasforma a sua volta in zombi. L’unico modo per neutralizzarli è spaccargli il cranio. Il singolo zombie non è pericoloso, ma diventa inarrestabile quando agisce in gruppo: l’assedio è l’unica tecnica di battaglia dei morti viventi.
Un aspetto fondamentale della saga di Romero è in alcun film si spiega mai il motivo per cui i morti resuscitano, anche se, nei vari racconti, molti esperti si esprimono al riguardo e dottori e scienziati ne ricercano le cause. Tutto ciò che è razionale, quindi anche la scienza, sembra caduto nel caos generale ed ogni personaggio ha la sua idea sul fenomeno.
Ne LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, un’emittente radiofonica ipotizza che la causa sia legata a radiazioni provenienti da Venere: il lungometraggio dimostra di risentire delle influenze del cinema di fantascienza e di film come L’INVASIONE DEGLI ULTRACORPI di Don Siegel (Invasion of the Body Snatchers, 1956) e IL CONQUISTATORE DEL MONDO di Roger Corman (It Conquered the World, 1956). Ne L’ALBA DEI MORTI VIVENTI, invece, prendono spazio spiegazioni di origine religiosa: gli zombie, infatti, sarebbero una maledizione scagliata da Dio.

L’INFERNO IN TERRA

“Quando non ci sarà più posto all’inferno i morti cammineranno sulla terra” sono le parole di un’antica profezia vudù pronunciate da Peter (Ken Foree), il protagonista del film ZOMBI. Nel film IL GIORNO DEGLI ZOMBI, John (Terry Alexander) declama: “Noi siamo stati puniti dal Creatore, ci ha lanciato una specie di maledizione affinché potessimo vedere come è fatto l’inferno”. Ma in ogni film ci sono riferimenti più o meno espliciti ad una condizione infernale.
L’inferno in terra è la condizione esistenziale dei vivi: è la punizione di chi rimane in vita ed è costretto a rinchiudersi in luoghi che, in poco tempo, diventano vere e proprie tombe. Mentre i morti risorgono e tornano a vivere, i vivi compiono il processo contrario: sprofondano e muoiono. Si rinchiudono in luoghi claustrofobici che diventano prigioni del corpo e della mente: le case, le cantine, i rifugi, le basi militari, i ghetti sono luoghi dove l’animo umano muore lentamente e si sviluppa un imbruttimento fisico e morale che trasforma l’uomo in bestia.

L’EVOLUZIONE DEL MOSTRO E LA DECADENZA DEL GENERE UMANO

Tra un film e l’altro, lo zombie sembra diventare più umano, compie un processo che si può definire di civilizzazione, mentre l’uomo si imbestialisce e perde la sua umanità.
Se ne LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI il mostro è un automa senza coscienza, ne L’ALBA DEI MORTI VIVENTI (2004) l’appestato comincia ad avere delle reminiscenze: riconosce il supermercato come luogo familiare e, nel finale, uno dei protagonisti, dopo essersi trasformato, condurrà gli altri zombie nel nascondiglio degli umani.
Il Dr. Frankenstein de IL GIORNO DEGLI ZOMBI giunge alla conclusione che non tutto ciò che riguarda la vita precedente al contagio è perduto dopo il risveglio: Bub (Sherman Howard) è la cavia preferita del dottore, riconosce gli oggetti e li utilizza correttamente, non aggredisce gli uomini e apprende lentamente le “buone maniere”. Bub prova sentimenti quali il dolore per la perdita di un amico, il Dr. Logan (Richard Liberty), e la rabbia verso il crudele Rhodes (Joseph Pilato).
Ne LA TERRA DEI MORTI VIVENTI (2005), l’evoluzione continua: la facoltà degli zombie di apprendere e organizzarsi razionalmente arriva al culmine e un’orda di morti viventi riuscirà ad abbattere tutte quelle barriere fisiche e mentali che li dividono dall’uomo, neutralizzando, infine, l’ultima roccaforte degli umani.
Il processo evolutivo dei sopravvissuti è opposto a quello appena descritto. La società sconvolta sembra fondarsi sulla legge del più forte. “Ognuno deve pensare per sé”, dice il signor Cooper (Karl Hardman) ne LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI.
Le condizioni di isolamento forzato e di pericolo svelano i lati peggiori dell’animo umano: in questo modo il regista americano mette in scena l’autodistruzione dell’umanità i cui membri sono incapaci di convivere pacificamente gli uni con gli altri. In tutti i film di Romero dedicati all’apocalisse zombie, i contrasti sono soprattutto all’interno degli stessi nuclei di sopravvissuti e nell’ultimo film della saga, L’ISOLA DEI SOPRAVVISSUTI (2009), gli zombie fanno da sfondo ad un conflitto che si svolge interamente tra uomini.

ZOMBIE, POLITICA E SOCIETÀ

Per George Romero, gli zombie sono un pretesto per parlare dell’uomo e della società. In tutti i film della sua saga zombie, si possono rintracciare significati sociologici e politici e messaggi espliciti rivolti all’America contemporanea. Lo zombie, dunque, è una metafora e il mondo creato dal regista è allegorico.
Ne LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI, Romero mina i principi fondamentali della famiglia americana: la figlia uccide la madre che, a sua volta, sbrana il padre. Le mura domestiche non sono un luogo sicuro. Molti critici hanno visto nel protagonista afroamericano ucciso nel finale da alcuni sceriffi cacciatori di zombi un riferimento esplicito al razzismo a stelle e strisce.
Ne L’ALBA DEI MORTI VIVENTI, l’attenzione di Romero è rivolta alla società dei consumi: il regista ambienta la vicenda in un centro commerciale e, grazie ad alcuni accorgimenti tecnici, è difficile distinguere i manichini esposti nelle vetrine dagli uomini e dagli zombie.
Ne IL GIORNO DEGLI ZOMBI, Romero critica la politica militarista americana condotta negli anni ’80 da Ronald Reagan, mentre LA TERRA DEI MORTI VIVENTI è un film post-11 settembre, dove l’ottusa politica americana è barricata in una torre e diventa l’obiettivo di un gruppo di zombie. La frase che sintetizza l’allegoria dell’intero film è pronunciata dal Presidente (Dennis Hopper) asserragliato nell’ultimo avamposto umano: “Noi non trattiamo con i terroristi!”.
Quelle elencate sono solo delle macrotematiche trattate dal regista: i riferimenti alla società e alla politica sono presenti in ogni personaggio e in moltissimi zombie che, non a caso, vestono abiti che richiamano categorie lavorative e sociali ben precise. Ci sono zombie vestiti da benzinaio, da poliziotto, da prete, ecc.: sta allo spettatore cogliere i messaggi che si celano nel mondo creato dal Maestro dell’Horror.

GLI ULTIMI FILM DELLA SAGA DI ROMERO

I due ultimi film della saga degli zombie creata da George A. Romero, LE CRONACHE DEI MORTI VIVENTI (2007) e L’ISOLA DEI SOPRAVVISSUTI (2009), non sono stati apprezzati da gran parte della critica.
Il primo può essere definito un mockumentary, cioè un finto documentario. Il film è un reportage realizzato da Jason (Joshua Close), uno studente di cinema di Pittsburgh, che, con un gruppo di colleghi, sta girando un film horror proprio mentre inizia la catastrofe. Così, il ragazzo decide di documentare quello che gli si para davanti. Si tratta del film più autobiografico del regista e risponde ad una semplice domanda: cosa farebbe George Andrew Romero, se una mattina si svegliasse in un mondo dove i morti tornano in vita? Farebbe come Jason: realizzerebbe un documentario sulla fine del mondo, non smetterebbe mai di filmare, anche qualora venisse divorato dagli zombie.
Nel secondo film, Romero ha realizzato una sorta di parodia in cui cita apertamente il proprio lavoro: L’ISOLA DEI SOPRAVVISSUTI è un film postmoderno i cui personaggi sono apertamente delle caricature. Gli zombie perdono la loro caratterizzazione orrorifica e diventano il pretesto per gag comiche, autocitazioni ed esagerazioni, dando vita ad un film che è una commistione di generi: horror, western e comico. Una scelta poco apprezzata dalla critica e dal pubblico, ma significativa dal punto di vista della comunicazione. Romero sembra dire che, forse, un intero filone dell’horror può sopravvivere solo come parodia di se stesso.

Bibliografia
Mauro Gervasini, Morte in diretta. Il cinema di George A. Romero, Edizioni Falsopiano, Alessandria, 1998
Dario Buzzolan, George A. Romero La Notte dei morti viventi, Lindau, Torino, 1998

Videografia
La Notte dei Morti Viventi, 40mo Anniversario, Noshame Film, Roma
Documentario Reflection of the Living Dead
Desiderio e disastro: Gli zombi e il 1968, intervista a Roberto Silvestri

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