Wristcutters - Una storia d'amore

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Wristcutters - Una storia d'amore

Dopo un attimo di smarrimento seguito alla fine della relazione con Desiree, il giovane Zia decide di farla finita e si taglia le vene dei polsi. La sua anima approda in un mondo parallelo, non molto dissimile da quello reale, in cui vivono i suicidi come lui.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Wristcutters: A Love Story
Attori principali: Patrick Fugit, Shannyn Sossamon, Shea Whigham, Leslie Bibb, Mikal P. Lazarev, Mark Boone Junior, Abraham Benrubi, Mary Pat Gleason, Clayne Crawford, Anthony Azizi, Azura Skye, Nick Offerman, Sarah Roemer, John Hawkes, Tom Waits, Will Arnett, Cameron Bowen, Chase Ellison, Adam Gifford, Aaron Parker Mouser, Anatol Rezmeritza, Amy Seimetz, Sharone Meir, Jonathan Alberts, Michael Brodersen, John Brookbank, Chris Coen, Erica Nicotra, Alexis Spraic, Azazel Jacobs, David Baum, Nicki Nevlin, Emily Yanez, Alicia Warrington, Rob Hall, James Fraijo, Reedy Gibbs, Nils Allen Stewart, Brian David, Jakub Dolezal, Bonnie Aarons, Goran Dukić, Ernst Gossner, Chris Hanley, Ava Metz, Wilbur Schwartz, Zia Harris, Marlon Mark, Peter Wulff, Irwin Keyes, Bridget Powers, Rachel Stolte, Jonathan Schwartz, Shay Morgan Brook, Jazzmun, George Weiss Vando, Vicky Reineger, Mark Fredrichs, Julia Sanford, Foxie, Jake Busey, Mark Edward Smith, Eddie Steeples, Mostra tutti

Regia: Goran Dukić
Sceneggiatura/Autore: Goran Dukić
Colonna sonora: Bobby Johnston
Fotografia: Vanja Cernjul
Costumi: Erica Nicotra
Produttore: Chris Coen, Mikal P. Lazarev, Tatiana Kelly, Jonathan Schwartz, Adam Sherman
Produzione: Gran Bretagna, Usa
Genere: Drammatico, Commedia, Fantasy, Romantico
Durata: 88 minuti

Dove vedere in streaming Wristcutters - Una storia d'amore

Un rapporto sbilanciato. / 11 Febbraio 2015 in Wristcutters - Una storia d'amore

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Generalmente non sono avaro di voti, e se un film mi colpisce in modo particolare, pur non rientrando nei cosiddetti canoni di un capolavoro, gliene assegno sempre uno alto, anche perché in quel caso la componente numerica è indice di quella emotiva.
In questo caso, però, non me la sento di andare oltre la sufficienza, e me ne dispiaccio in quanto è un film decisamente originale, che tratta un tema delicato come quello del suicidio vestendolo di una leggerezza, e di un brio, che sa tanto di faceto.
Una brillante commedia nera che ha tipiche venature romantiche, forse scontate, dagli esiti prevedibili, ma che affascinano, e che nel prosieguo del film non risultano ampollose o ridondanti.
Insomma, un film che ti cattura per la propria semplicità, e che in alcuni casi offre anche scene tipicamente ”Gondryane”, come quelle dei fiammiferi che lievitano in cielo assumendo i caratteri delle stelle.
In questo viaggio, metafora perfetta della ricerca dell’uomo, ci si ritrova davanti un parterre di attori decisamente in linea con i personaggi che interpretano, e tutto procede nella direzione auspicata, fino agli ultimi minuti finali, che hanno completamente e radicalmente cambiato in me l’opinione del suddetto, facendolo sprofondare nella mera sufficienza.
Per come erano stati costruiti i personaggi, ho trovato davvero inorganico il processo attraverso cui i due giovani innamorati, ognuno con diversi obiettivi, giungono poi alla stessa meta.
Se da un lato Zia si rende conto dell’amore che prova per Mikal, riuscendo ad andare oltre la monomaniaca ossessione verso l’ex ragazza, che l’ha portato anche al suicidio; dall’altra parte non vi è la stessa devozione, anzi vi è un’insolita indifferenza, che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Lampante è la scena di lei che una volta avuto la conferma sul passaporto di poter tornare alla vita, senza neanche un minimo di indugio si fionda a riappropriasi di quella realtà che non contempla Zia. Per non parlare di quel sorriso finale che gli rivolge, vera maschera dell’ipocrisia assoluta.
Ovviamente sono solo mie impressioni, che non ledono profondamente nella fruizione del film, ma che proprio non riesco a digerire. Un vero peccato.

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Amore mortale. / 8 Aprile 2014 in Wristcutters - Una storia d'amore

Trattare un argomento delicato come il suicidio in maniera così originale come viene fatto in questo film, senza scadere nell’irriverenza o nella “semplice” indelicatezza, è cosa preziosa.
L’ironia nera è l’ancora di salvezza di un plot che rischierebbe di scadere in un certo giovanilismo fine a sé stesso, fatto di personaggi cool e simpatici: al contrario, le varie sfaccettature dei personaggi in ballo stratifica ed accresce i livelli di lettura della pellicola, rendendola appetibile ed interessante ad un pubblico più vasto, travestendo da road movie una storia d’amore abbastanza convenzionale se non fosse per l’ambientazione ultraterrena, ma, anche per questo, godibile.

Divertenti le soluzioni scenografiche (il mondo si risolve in un interminabile deserto statunitense, con carcasse di case ed automobili disseminate lungo i bordi della strada) e altrettanto curiosi i costumi dei “gendarmi”, che ricordano divise fatte in casa per giocare.

Mi domando come mai, alla fine, per interpretare Eugene non sia stato chiamato il vero Eugene Hutz, a cui il personaggio interpretato da Shea Whigham fa esplicito riferimento, con tanto di musiche dei Gogol Bordello nella colonna sonora: durante tutto il film, non ho fatto altro che sovrapporre il viso (ed il naso) di Hutz a quello di Whigham.

Doppiaggio italiano purtroppo discutibile.

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7 Agosto 2013 in Wristcutters - Una storia d'amore

Dopo essersi tagliato le vene, Zia si ritrova in uno squallido e desolato intermondo parallelo dove (soprav)vivono i suicidi, costretti così a trascinare di nuovo le loro esistenze. Venuto però a sapere che anche la sua ragazza è tragicamente finita lì, Zia si metterà subito in viaggio per ritrovarla.

Tratto da un racconto di Etgar Keret, il film, che segna il debutto al grande pubblico del regista Goran Dukić, colpisce subito per l’originalità del soggetto: la serietà della tematica contrasta in modo piacevole con i toni leggeri della sceneggiatura, con la spensieratezza della maggior parte delle sequenze e con la messa in scena di personaggi farseschi e – a tratti – addirittura comici.
Fiore all’occhiello della pellicola è senza dubbio la colonna sonora, curata da Tom Waits (che si riserva anche un ruolo non secondario nel film) e dai Gogol Bordello, al cui frontman Eugene Hütz è tributato il personaggio di Eugene, un ex musicista russo.
Il prodotto finale è un lavoro senza pretese, ma decisamente piacevole e godibile sotto tutti gli aspetti.

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