Whiplash

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Whiplash

Andrew è iscritto al conservatorio musicale di Manhattan e sogna di diventare il più grande batterista jazz della sua generazione. Ma la competizione accesa e un insegnante particolarmente oppressivo mettono a dura prova Andrew.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Whiplash
Attori principali: Miles Teller, J.K. Simmons, Paul Reiser, Melissa Benoist, Austin Stowell, Chris Mulkey, Nate Lang, Charlie Ian, Jayson Blair, Kavita Patil, Damon Gupton, Suanne Spoke, Max Kasch, Kofi Siriboe, C.J. Vana, Tarik Lowe, Tyler Kimball, Rogelio Douglas Jr., Adrian Burks, Joseph Bruno, Michael D. Cohen, Jocelyn Ayanna, Keenan Henson, Janet Hoskins, April Grace, Clifton 'Fou Fou' Eddie, Calvin C. Winbush, Marcus Henderson, Tony Baker, Henry G. Sanders, Sam Campisi, Jimmie Kirkpatrick, Keenan Allen, Ayinde Vaughan, Shai Golan, Yancey Wells, Candace Roberge, Krista Kilber, Stephen Hsu, Herman Johansen, Wendee Lee, Joseph Oliveira, Michelle Ruff, Daniel Weidlein, Mostra tutti

Regia: Damien Chazelle
Sceneggiatura/Autore: Damien Chazelle
Colonna sonora: Justin Hurwitz
Fotografia: Sharone Meir
Costumi: Lisa Norcia
Produttore: David Lancaster, Helen Estabrook, Jason Blum, Michel Litvak, Gary Michael Walters, Jason Reitman, Jeanette Volturno, Couper Samuelson
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Musica
Durata: 107 minuti

Dove vedere in streaming Whiplash

Il sadico e l’ambizioso / 24 Marzo 2022 in Whiplash

Che dinamica si può stabilire tra un sadico e un ambizioso? La domanda può suscitare una reazione perplessa: non sono caratteri troppo eterogenei per dare vita a un rapporto significativo? Ma la risposta di Whiplash è un’altra. Il film rende perfettamente complementari i due protagonisti, aggiunge loro qualche sfumatura per renderli più umani (il colloquio di Fletcher con la bambina, la telefonata di Neiman alla ragazza), e li conduce poi allo splendido finale, che è allo stesso tempo imprevedibile e del tutto logico. J.K. Simmons e Miles Teller sono gli interpreti perfetti di questo film perfetto.

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Bel film! / 24 Ottobre 2020 in Whiplash

Un bel film dove non conta la storia o la recitazione (che quella dei prptagonisti è davvero notevole…) ma conta il messaggio che lascia: non mollare mai davanti al tuo obiettivo e dai il meglio di te.
Ho aspettato anni prima che mi venisse la voglia di vederlo e peccato che ho aspettato troppo, poi solo gli ultimi 10 minuti valgono tutto il film.
Uno scambio di sguardi pieni di significato.
7.

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incalzante / 21 Agosto 2018 in Whiplash

Le due peggiori parole del dizionario inglese che puoi dire ad una persona e potenzialmente causare più danno sono “good job”.

Con queste parole Fletcher il personaggio/docente interpretato da Simmons in “whiplash” riassume grosso modo il suo pensiero e la filosofia con cui insegna musica nella prestigiosissima scuola dove ha deciso di studiare il giovane Andrew, interpretato da Miles Teller.

Fletcher più che un lavoro ha una missione, cercare e trovare/forgiare il nuovo talento nascosto della musica. Talento che secondo lui si rivela solo attraverso il vero sacrificio , la determinazione la dedizione totale.

In questa sua ricerca quasi ossessiva non guarda in faccia niente e nessuno ed è disposto a utilizzare tutti i mezzi a sua disposizione per farlo etici o meno, moralmente accettabili…o meno.

Riprende, sgrida, urla, stressa, umilia, spinge i suoi allievi più meritevoli a conoscere i propri limiti, raggiungerli e superarli mettendoli di fronte ad una competizione che lui stesso crea, ad una rivalità che lui stesso alimenta tanto che potrebbe quasi sembrare che lo faccia per il suo stesso divertimento fine a se stesso, ma non è così.

Andrew dal canto suo è un giovane musicista, suona la batteria, ed è determinato a raggiungere il successo, a diventare qualcuno a dimostrare al mondo di essere diverso, migliore degli altri; probabilmente è ansioso quando Fletcher di conoscere il proprio limite e capire se è capace di superarlo. L’interpretazione di Teller mi è piaciuta particolarmente: avrebbe potuto essere il classico ragazzo molto sicuro di sè che dopo le prime difficoltà raggiunge il successo o quello eternamente insicuro che subisce una porta in faccia dietro l’altra; invece quello che vediamo è un ragazzo pieno di insicurezze ma anche consapevole del suo talento e della portata della sua determinazione a cui attinge nei momenti di difficoltà e scoramento. Vediamo quindi un personaggio che cammina in equilibrio tra questi due stati d’animo senza mai eccedere né da una parte né dall’altra e restituendone un’autenticità che coinvolge e commuove.

Fletcher dal canto suo spicca per il docente severo, ossessionato, appassionato quale è. Simmons è bravissimo a non cadere negli standard e stereotipi del docente cattivo o peggio a diventarne una caricatura; mai sopra le righe con la sua interpretazione che il regista asseconda al punto da ingannarci in un paio di momenti.

La regia del film segue il ritmo di un assolo di batteria, a volte travolgente e a volte più calmo ma sempre ritmato e coinvolgente.

Tutta la scena finale del concerto è meravigliosa; avrebbe potuto essere il classico concerto “fine-film-tutto-è-bene-quel-che-finisce-bene” ed in un certo senso lo è ma è presentata in un modo sorprendente: in quel concerto le due personalità, le due anime Andrew/Fletcher si incontrano, si scontrano, si sbranano, si conciliano, si fondono. Ognuno dei due vede dentro l’animo dell’altro e capiscono chi sono.

Tutto il resto del film è un messaggio sottolineato da scene volutamente irrealistiche o esagerate che vogliono essere a mio avviso ovvie metafore per stressare un concetto che si può condividere o meno. Viviamo in un mondo, una società che è sempre più preoccupata di forgiare elementi soddisfatti e compiaciuti, che livella le competizioni in modo tale che nessuno sia davvero un vincitore ma soprattutto nessuno sia mai un perdente. Aborriamo la sconfitta e soprattutto non la vogliamo far provare ai nostri figli; tutto deve essere alla portata di tutti e tutti devono avere la loro dose di soddisfazione e complimenti. Dobbiamo essere politicamente corretti, non sgridare nessuno, non dire parolacce, non sfogarsi mai, “eufemizzare” ogni cosa ad ogni costo. Questo film ci dice che per raggiungere l’eccellenza, per essere i migliori, per essere dei vincenti dobbiamo essere pronti a sacrificarci, a sacrificare qualcosa; è una strada dura e difficile e non la possiamo percorrere senza pensare di sudare, lottare, ferirci e ferire, una strada che presenterà mille ostacoli e incidenti di percorso, persone che cercheranno di abbatterci e altre che ci indicheranno la via giusta anche se è quella più difficile. Una strada che vale la pena di percorrere poiché anche se non arriveremo al traguardo il solo avere il coraggio di affrontarla e percorrerla ci renderà dei vincenti. Un messaggio che condivido in pieno.

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Se non soffri non vale / 24 Aprile 2016 in Whiplash

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Macciao, mi diceva lo schermo appena buio di un cinema dove non entravo da un po’. Perché non c’è niente al cinema, e meno male retrospettivavano il mio più clamoroso buco di 2 barra 3 anni fa?
Andrew suda, ehm, studia, batteria in una scuola per jazzisti di un’anonima NY, cinema e pizza. Viene fatto salire di livello da un prof, Fletcher, una lucertola bombata di steroidi e vestita con magliette nere attillate da bodyguard di localacci (no ma elegante eh. Classy), il quale riesce a fare battute sessite prima di aprir bocca 3 volte. Tra l’altro. Perché non ci sono musiciste jazz donne in questo film? Ma è davvero così? Bisogna infilare il pene in un buco nel muro che in realtà è una serratura che apre il portone del meraviglioso mondo del jazz, per essere musicisti jazz? Per entrare in un mondo di band e musicisti dove la pietà è bandita, tutti si vogliono fare le scarpe e vieni sostituito appena ti si incrina un’unghia e se sbagli sparati e se non sbagli sparati lo stesso che è utile. Vabbè, basta, il film è qui, un susseguirsi di sdrummate, Fletchy che insulta tutti e provoca e sobilla e mette contro la gente per farli andare oltre il limite, ripetendo a pappagallo che Charlie Parker non sarebbe diventato Bird se Jo Jones non avesse cercato di decapitarlo tirandogli i piatti in testa. Quindi tutto diventa una prova fisica, non è solo musica ma tempo e sudore e sangue, che Andrew spande e spalma sulla batteria, ripreso da vicinovicino che hai paura ti schizzi. Rinunciando a una che di smollarla sarebbe stata lieta, sfanculando parte della famiglia, perché lui preferisce crepare presto ma esser ricordato. Che picio. E poi di nuovo, ulteriore spasmo finale identico a tutti i twist precedenti, e non dirmi che un ca**o di incidente in macchina quando vai a 100 all’ora in città è un colpo di scena. Un panda rosa che entra nell’inquadratura con una capriola e urlando WHOOOOOOOPI GOLDBERG è un colpo di scena. Anche di scema, mi sa. Comunque l’incidente è quel che ti meriti, asino. Quel che è interessante è il jazz, che portacelo al cinema e alle insipienti masse se riesci (mi includo), e poi la commistione di tanti generi americani, molto anni ‘80 a dire il vero, piuttosto virtuosamente declinati al servizio del genere musicale. I film di Stallone, oltre il limite è Over the top, un palese istruttore Hartman di Full Metal Jacket. I concorsi, i giovani che lottano e vengono sconfitti e risorgono, la guerra fra titani protagonista/antagonista, ma alla fine i giovani vincono, perché loro hanno talento e forza di volontà, ohssì, e qui anche se non esplicitamente a suo modo ce la si fa.
Ce la siamo sudata.

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full metal drums… / 8 Febbraio 2016 in Whiplash

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Erano diversi mesi che aspettavo di vedere questo film e devo dire che, viste le buone recensioni e anche le diverse candidature che aveva avuto agli oscar, mi ero creato un’po’ di aspettative non fosse altro perché essendo un amante del jazz ( soprattutto i pezzi classici ) come minimo pensavo che avrei passato un paio d’ore immerso in quell’atmosfera anni ’30 alla Glenn Miller che tanto mi affascina.
Mi spalmo sul divano con la mia compagna ( alla quale avevo trasmesso per osmosi tutte le mie presentite good vibrations..) faccio partire my sky pronto a fluttuare per una serata in quello che avevo immaginato ( chissà poi perché..) come un “giovane Holden” a tempo di swing, mal me ne incolse… perché quello che ho visto nelle due ore successive è sembrato più un film su una sorta di addestramento paramilitare a ritmo di musica condito dai più classici cliché del genere quali nell’ordine: il sergente pezzo di m..( un Simmons sempre eccessivo e sopra le righe ai limiti della schizofrenia..) che tratta i suoi sottoposti come pezze da piedi, la recluta presa di mira dal suddetto( ragazzo dal passato “difficile” che non riesce a rapportarsi agli altri ma con una volontà incrollabile), un finale in cui si svela come in realtà ( wooww sorpresona..) il sergente poi tanto stronzo non era ma bensì ci faceva solo per temprare il carattere della recluta e prepararlo al duro mondo che lo attendeva la fuori , riuscendo peraltro perfettamente nel suo intento e donando ai posteri il più talentuoso soldato (batterista) che il mondo mai vedrà ..il tutto condito da una buona dose di sudore e sangue ( una roba da film splatter..), che in un buon film di genere che si rispetti non può mai mancare.
Che dire… dilusione massima…storia banale e già vista, recitazione eccessiva ai limiti del fastidio, musiche niente di che.. è un 5 perchè, conoscendomi, quando da un film mi aspetto grandi cose e rimango deluso questo me lo fa schifare anche oltre i suoi reali demeriti, ma a caldo il voto poteva essere anche + basso..

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