Under the Skin

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Under the Skin

Film tratto dal romanzo 'Sotto la pelle' di Michel Faber. In apparenza, è una donna umana. In realtà, è un'entità extraterrestre che attraversa la Scozia su un furgone sul quale cerca di attirare uomini ignari della sua natura.
Andrea ha scritto questa trama

Titolo Originale: Under the Skin
Attori principali: Scarlett Johansson, Jeremy McWilliams, Lynsey Taylor Mackay, Dougie McConnell, Kevin McAlinden, D. Meade, Andrew Gorman, Joe Szula, Kryštof Hádek, Roy Armstrong, Alison Chand, Ben Mills, Oscar Mills, Lee Fanning, Paul Brannigan, Marius Bincu, Scott Dymond, Stephen Horn, Adam Pearson, May Mewes, Michael Moreland, Gerry Goodfellow, Dave Acton, Jessica Mance, Jerome Boyle, Antonia Campbell-Hughes, Mostra tutti

Regia: Jonathan Glazer
Sceneggiatura/Autore: Milo Addica, Jonathan Glazer, Walter Campbell
Colonna sonora: Mica Levi
Fotografia: Daniel Landin
Costumi: Stephen Noble, Clementine Charity
Produttore: Tessa Ross, Nick Wechsler, James Wilson, Reno Antoniades, Claudia Bluemhuber, Walter Campbell, Ian Hutchinson, Florian Dargel
Produzione: Svizzera, Gran Bretagna, Usa
Genere: Drammatico, Fantascienza
Durata: 108 minuti

Dove vedere in streaming Under the Skin

La parabola dell’alieno-bambino / 3 Luglio 2018 in Under the Skin

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prima di vedere Under the Skin, conoscevo Jonathan Glazer solo come regista di storici videoclip musicali (Massive Attack, Blur, Richard Ashcroft, Jamiroquai, Radiohead…). Questo primo approccio alla sua cinematografia mi ha soddisfatta, nonostante alcune asperità caratterizzino il film e vi sia uno scarto narrativo troppo netto, a un quarto dalla conclusione.

Credo di essere rimasta molto affascinata dall’uso e dalla potenza delle immagini create da Glazer (che, ancora e non a caso, sembrano strisciarmi sotto pelle) e dal fatto che, tolti i pur scarni dialoghi, il film potrebbe sostenersi da sé, senza alcuna battuta pronunciata dagli attori, puntellandosi -al contrario- sull’altro elemento sonoro del film, ovvero le interessanti partiture dissonanti composte da Mica Levi.
Infatti, ciò che è inconosciuto allo spettatore (origine degli alieni, fisica e logica degli spazi in cui vengono condotte le “prede”, ecc.) resta tale (ritengo sia “esteticamente” e filologicamente corretto che non necessiti di alcuna spiegazione) e le azioni dei vari personaggi potrebbero sussistere anche senza dialoghi. In realtà, l’uso della parola sembra avere mero valore rafforzativo: in sostanza, evidenzia come la creatura interpretata dalla Johansson (davvero brava a sostenere con la sola forza dello sguardo il ruolo alienato e alienante della protagonista) sia in grado di relazionarsi con le sue vittime, quanto sia abile a mimetizzarsi, come abbia affinato velocemente le sue tecniche di cattura. Trovo che sia un paradosso curioso che, per essere praticata con successo, una pratica ancestrale, ferina, selvatica, come la caccia per fini “alimentari” necessiti della parola, un elemento chiave dell’evoluzione dell’uomo.

Il difetto maggiore del film, secondo me, sta nella maturazione repentina della protagonista che, in maniera davvero troppo improvvisa, inizia a porsi dei dubbi sulla sua natura e su quella delle sue azioni, scoprendo -forse per prima, all’interno della sua specie- di essere dotata di raziocinio e libero arbitrio. In questo, mi ha ricordato una vecchissima striscia di Andrea Pazienza, Allegro con fuoco. Anche qui, ci sono degli alieni alla scoperta della Terra: in questo caso, essi sono impegnati a studiare, senza comprenderli, i comportamenti degli esseri umani, che sembrano regolati solo dalle passioni e dagli impulsi fisici. Assistendo a un pestaggio, un alieno scopre di provare piacere nella pratica della violenza e intuisce di provare delle emozioni legate a essa. L’immagine dell’alieno-bambino che scopre la materia (emotiva, sensoriale, empatica) di cui sono fatti gli esseri umani è un tema affascinante quanto abusato. Glazer ne approfitta con mestiere, ma, purtroppo, inciampa in uno snodo narrativo fondamentale, penalizzando l’intero risultato cinematografico.

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Un esercizio di stile / 25 Ottobre 2015 in Under the Skin

Un prezioso esercizio di stile, in cui l’economia dei mezzi espressivi è portata all’estremo: nelle scenografie, nei dialoghi, nelle interpretazioni (qualche maligno potrebbe notare che alla Johansson l’economia dei mezzi espressivi viene naturale). Nelle mani di qualsiasi altro regista un soggetto del genere avrebbe generato tonnellate di discorsi e di retorica bolsa; qui rimane solo l’essenziale.
Lo stile è posto al servizio di una vicenda che non è tanto horror (l’unico soprassalto si prova nella scena subacquea), quanto aliena. La protagonista non ha nulla di umano, se non la pelle; i suoi pensieri sono in larga parte inconoscibili – è come se ci trovassimo di fronte alla versione malvagia degli alieni di 2001. Si serve dei sentimenti umani – soprattutto del desiderio sessuale, che è uno dei temi dominanti del film – ma non li prova. Almeno fino a un certo punto.
Ed è qui che il film incontra il suo limite. Basta davvero uno sguardo in uno specchio per riconoscersi umana? Il passaggio è troppo drastico e troppo scarsamente motivato (nel libro di Michel Faber, da cui il film è tratto, le cose vanno diversamente). Quindi anche scarsamente credibile, vista la precedente rappresentazione della protagonista, di cui al massimo si poteva cogliere una vaga perplessità di fronte alla generosità degli esseri umani, che nella vicenda vediamo spesso dimostrata – tranne che nel finale, malinconicamente tragico.
È questa mancanza di credibilità in uno snodo cruciale della trama a costituire un difetto non piccolissmo in quello che altrimenti sarebbe stato un vero capolavoro.

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Un film che divide / 18 Agosto 2015 in Under the Skin

Il film che non ti aspetti da un regista che precedentemente ha diretto Birth.
Nonostante abbia apprezzato vedere parecchie scene con Scarlet Johansson come mamma l’ha fatta, devo dare ragione a quei critici che hanno espresso qualche perplessità sul film.
L’ho trovato un po lento e ripetitivo. Per certi versi sembra un incrocio tra “L’uomo che cadde sulla Terra” e “Specie mortale”.
Ammirevole comunque il voler fare fantascienza basandosi più sul lato psicologico (alieno) che sugli effetti speciali.

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2 Marzo 2015 in Under the Skin

Al di là delle considerazioni sul genere di appartenenza, il nucleo di questo film è una ricerca estetica che punta a rafforzare il minimalismo emotivo della protagonista (una Scarlett Johansson alienata e alienante) e di conseguenza nostro. Se da una parte se ne capisce l’intento, ovvero quello di usare questi strumenti per affrontare una riflessione silenziosa, quanto silenzioso è il film, (pochissimi essenziali dialoghi) sulla perdita di uno scopo e su una condizione che da inumana si trasforma in umana; dall’altra finisce per creare una staticità empatica (quanto statiche sono le riprese) che lo spettatore si trascina pesantemente con sè fino alla fine, quasi ricercata e sperata.

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23 Novembre 2014 in Under the Skin

Una gnocca marziana gira per la terra uccidendo un sacco di nerd arrapati ricorrendo al sesso fino a quando viene stuprata da una guardia forestale.
finisce bruciata viva.

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