Forza maggiore
/ 20146.5103 votiUna normale famiglia svedese - Tomas, la moglie Ebba e due figli piccoli - trascorre le vacanze in una stazione sciistica sulle Alpi francesi. Un giorno, una slavina sembra staccarsi dalla montagna mentre la famiglia sta pranzando sulla terrazza di un ristorante. Fortunatamente, un falso allarme. Ma nel panico generale Tomas era scappato, non preoccupandosi di portare con sé i figli. Sarà l'inizio di una crisi famigliare.
Anonimo ha scritto questa trama
Titolo Originale: Turist
Attori principali: Johannes Bah Kuhnke, Lisa Loven Kongsli, Clara Wettergren, Vincent Wettergren, Kristofer Hivju, Fanni Metelius, Karin Myrenberg, Brady Corbet, Johannes Moustos, Jorge Lattof, Adrian Heinisch, Michael Breitenberger, Karl Pinçon, Julie Roumegoux, Peter Gaunt, Vera Kolupaeva, Ekaterina Ilina, Martin Chertudi, Natacha Mutomb Dackén, Malin Dahl, Jakob Granqvist, Mattias Kindberg, Jasmine Landstrom, Franco Moscon, Mostra tutti
Regia: Ruben Östlund
Sceneggiatura/Autore: Ruben Östlund
Colonna sonora: Ola Fløttum
Fotografia: Fredrik Wenzel
Costumi: Pia Aleborg
Produttore: Philippe Bober, Erik Hemmendorff, Marie Kjellson, Jessica Ask
Produzione: Norvegia, Svezia, Francia
Genere: Drammatico
Durata: 120 minuti
Dove vedere in streaming Forza maggiore
Forza Maggiore è un film drammatico estremamente originale e per nulla retorico che contrappone con una brillante sceneggiatura l’istinto primordiale con i comportamenti ritenuti moralmente corretti, instillando il dubbio nello spettatore e invitandolo a riflettere senza essere pregiudizievole. Ruben Ostlund con pochissimi movimenti di macchina e una regia quasi sempre statica si dimostra molto bravo nella costruzione della tensione creando addirittura dei momenti di terrore. Momenti, i quali, si ripeteranno ciclicamente come il motivo di musica classica ricorrente nella pellicola.
Interessante come nelle scene più spaventose la macchina da presa rimanga più ferma del solito. Credo che per Ostlund, la paura, derivi dal non agire, dall’ immobilità e se i protagonisti possono scappare noi non possiamo perché vediamo e ci immedesimiamo in ciò che decide il regista, e non è cosa da poco. Eccellente la prova di tutto il cast, in particolar modo quella di Kristofer Hivju, Tormund del Trono di Spade, figura mediatrice nella crepa che si apre nel rapporto dei due protagonisti.
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Con questo film, il regista e sceneggiatore svedese Ruben Östlund entra definitivamente nelle mie simpatie.
Forza maggiore, Premio della Giuria nella sezione Un certain regard di Cannes 2014, precede il pluripremiato The Square di pochi anni, ma i due film propongono riflessioni analoghe, se non nel contenuto, perlomeno nella forma, estremamente ironica.
Non ho visto gli altri film che compongono la filmografia di Östlund, ma questa coppia di lungometraggi mi ha intrigata per via dell’attenzione che l’autore dimostra nel voler mettere in scena la fragilità delle convenzioni (e delle convinzioni) dell’uomo medio.
Qui, in particolare, Östlund mette in discussione la solidità del legame fiduciario tra i membri di un gruppo così come viene presupposta e sottintesa dalla società tradizionale. Cosa succede, quando, per debolezza, pur non arrecando danno materiale, un soggetto viene meno al patto tacito imposto dalle convenzioni imposte dal vivere civile?
Il film si dipana approfonditamente sulla questione di natura morale, mostrando la reazione di soggetti diversi (per età, sesso, formazione) all’argomento e sviscerandone ogni aspetto. La meccanica narrativa ricorda la valanga che scatena il tema del film: il tracollo del sistema-famiglia, monade per convenzione di quello sociale più ampio, avviene progressivamente e travolge qualsiasi cosa (vedi, il coinvolgimento della coppia in visita).
L’emblematica sequenza finale sottolinea come la debolezza del singolo possa avere sfaccettature diverse per ogni persona ed è proprio questa debolezza singolare a renderci tutti uguali.
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… i protagonisti siano una versione scandinava di Stephen Dorff e Bridget Moynahan? Ma soprattutto, secondo voi, c’è un qualche significato simbolico nell’inserviente dell’hotel e nella discesa a piedi finale che io non ho saputo tradurre?
Di solito non sono una che esce dal cinema prima che il film sia finito, ma stavolta non ho potuto fare a meno di scappare fuori almeno per cinque minuti. Due ore di agonia.