Nel solco della tradizione letteraria d’avventura occidentale / 19 Giugno 2018 in Sasha e il Polo Nord

Il debutto alla regia di Rémi Chayé, già animatore per Tomm Moore e Nora Twomey (The Secret of Kells) e per Jean-François Laguionie (La tela animata) è un convincente racconto di avventura e di formazione, ricco di intriganti elementi esotici (un accenno alla vita nella San Pietroburgo degli zar, il fascino esercitato dalla suggestione di terre inesplorate, ecc.), nel solco della migliore tradizione letteraria di genere occidentale. Seppur non in piena aderenza rispetto a tali modelli, siamo dalle parti di Stevenson, Defoe, Verne, Kipling, London.
La protagonista della storia è Sasha, una giovane aristocratica russa, intelligente, appassionata e coraggiosa che, attraverso un’esperienza al limite della resistenza fisica, e con una certa dose di fortuna, sfida l’Uomo e la Natura per raggiungere la vetta del mondo.

Il film di Chayé è essenziale, sia dal punto di vista narrativo che estetico. Unendo tecniche tradizionali e digitali che, nel complesso, ricordano l’illustrazione con le matite colorate, punta all’obiettivo, proprio come Sasha: non si perde gratuitamente in trame parallele, pur facendovi accenno, o in caratterizzazioni ruffiane, pensate per strizzare l’occhio a un particolare target dell’audience.
Non mi stupisce, perciò, che abbia ricevuto il premio del Pubblico ad Annecy 2015: Sasha e il Polo Nord è un lavoro volto al coinvolgimento, adatto a spettatori di qualsiasi età, capace di immergere la platea, istantaneamente e con efficacia, all’interno della storia. Teso verso tale obiettivo, si fa forte anche di un character e di un set design decisamente grafici, capaci di ridurre all’osso -senza depauperarla- la rappresentazione (realistica, a fronte di precise scelte formali, come l’assenza di contorni, la palette cromatica e le campiture piene e sature) dei personaggi e dei fondali (curati da Denis Do, appena premiato ad Annecy 2018 con il premio Cristal per il suo primo film da regista, Funan).
Interessante anche l’uso in un contesto storicamente definito come quello della Russia del XIX secolo dell’accompagnamento musicale pop composto da Jonathan Morali.

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