Ride bene chi ride ultimo / 10 Dicembre 2016 in Uomini e cobra

Chiamato a dirigere il primo western della sua filmografia (e suo penultimo film in assoluto) Joseph L. Mankiewicz, uno degli esponenti più raffinati della “vecchia” Hollywood, si è cimentato in una originale rilettura del genere firmata da una coppia di sceneggiatori decisamente “moderna” come David Newman e Robert Benton (Gangster Story di Arthur Penn): dalla loro collaborazione, dall’incontro tra due diverse generazioni cinematografiche, è nato un film ironico e sui generis che ricade nel detto alveo più per via dei suoi dettagli d’ambiente che per la rappresentazione del mito della Frontiera.

Uomini e cobra, infatti, pur condito da elementi coloriti che richiamano un preciso immaginario western (il deserto, la prigione, il saloon, ecc.), consiste in una parabola delocalizzata e atemporalizzata incentrata sullo scontro psicologico tra un uomo retto e uno votato al puro ladrocinio e alla menzogna: alla luce delle loro carriere, Henry Fonda e Kirk Douglas sono stati scelti in maniera affatto casuale per interpretare tali topoi.
Entrambi efficacissimi nei rispettivi ruoli, esaltati da una particolare attenzione alla rappresentazione delle loro caratteristiche fisiche (splendida la barba sale e pepe dell’uno, altrettanto impressionante la virilità che trasuda dal corpo dell’altro, a partire dai lucidi capelli rossi), incarnando in modo ricorrente rispettivamente l’eroe e l’antieroe dell’iconografia western, sono stati protagonisti della rappresentazione del West classico, idealizzato, superomistico degli anni Quaranta e Cinquanta. Al contrario, quello mostrato in questo film, realizzato fuori tempo massimo, largamente oltre il crepuscolo del genere cinematografico, debitore anche delle reinterpretazioni all’europea di Sergio Leone, è puro feticcio, un ricordo: semplificato e ridotto a sfondo storico e paesaggistico, il West è cornice passiva e non fondamento di una storia sardonica in cui il caso si fa beffe del calcolo.

Nota: il titolo originale del film, There was a crooked man…, fa riferimento a una filastrocca inglese della prima metà del XIX secolo, mentre quello italiano sembra essere stato concepito da qualcuno che passava per caso nell’ufficio del distributore: nella fossa in cui Pitman ha nascosto il bottino, infatti, ci sono diversi serpenti a sonagli, ma neppure un cobra.

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