La Scuola di Brighton / 5 Ottobre 2015 in The Kiss in the Tunnel

La cosiddetta Scuola di Brighton è famosa per essersi inserita, tra fine Ottocento e inizio Novecento, nel duopolio franco-americano del cinema degli esordi, con un ruolo tutt’altro che marginale.
Si devono infatti ai pionieri britannici appartenenti a tale Scuola alcune innovazioni che andranno a definire la basilari regole della grammatica cinematografica: su tutte, il montaggio utilizzato a fini narrativi (anziché soltanto spettacolari), l’uso sistematico del primo piano e il raccordo sull’asse (ossia l’alternanza di piani sullo stesso asse visivo).
Tra i maggiori esponenti della Scuola di Brighton vi furono Robert William Paul, William Friese-Greene, James Williamson e George Albert Smith.
In questa suggestiva pellicola girata da Smith, assistiamo ad uno dei primi esempi di montaggio in funzione narrativa.
Il montaggio in senso lato era stato già sperimentato nel cinema con l’arresto di ripresa (da Alfred Clark in The execution of Mary Queen of Scots, e in varie pellicole di Méliès). Tuttavia qui si va decisamente oltre: vengono girate tre diverse sequenze (il treno che si appresta ad entrare in galleria; il bacio dentro il treno approfittando dell’oscurità; il treno che esce dalla galleria), che vengono poi montate con una continuità temporale, così da creare un intreccio narrativo.
Il film di Smith è anche interessante per altri due aspetti: per la citazione dei Lumière in apertura (il treno su cui è posta la macchina da presa ne incrocia uno che giunge in direzione contraria), ma anche e soprattutto per una delle più suggestive carrellate (dalla prospettiva del treno) del cinema degli esordi (nulla a che vedere con quella piuttosto scialba che effettuò Promio a Venezia nel 1896, anche se l’operatore dei Lumière ebbe il merito di pensare al movimento di macchina per la prima volta in assoluto).

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