Piccoli Norman Bates crescono / 21 Ottobre 2016 in The Boy

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La tesi che sostiene il lungometraggio d’esordio dell’americano Craig William Macneill è: si nasce cattivi o lo si diventa?
Per quel che riguarda Ted, il piccolo protagonista del film, diciamo che la predisposizione ad un atteggiamento sadico e distruttivo sembra innata: il senso di isolamento e frustrazione che lo accompagna fa il resto.
Ted è un bambino indesiderato: la madre lo ha abbandonato, il padre si dimentica letteralmente di lui (probabilmente, in maniera inconscia ne teme i comportamenti via via sempre più ambigui e l’innaturale impassibilità di fronte alla morte), gli ospiti del motel lo lasciano puntualmente dove lo hanno trovato.

Un po’ sfiancante e vagamente prolisso, il lavoro di Macneill dimostra pienamente il proprio valore nelle sequenze conclusive, in cui si esplicano appieno la malizia e l’astuzia di Ted (azzeccato il giovane interprete, Jared Breeze, magrolino, incolore, fintamente innocuo): la trappola realizzata presso lo sfasciacarrozze, la vendetta nei confronti degli ospiti e del padre, il dubbio insinuato nel poliziotto sono dettagli che sottendono un piano forse inizialmente neppure contemplato ma che, col procedere della vicenda, è chiaramente volto a soddisfare un profondo desiderio del ragazzino, quello di lasciare il motel e di raggiungere la madre in Florida.

La sequenza conclusiva regala al pubblico un’ulteriore possibile promessa di morte da parte di Ted: lasciato a piede libero, furbo come una faina e prossimo alla pubertà, cos’altro potrebbe combinare questo Norman Bates in miniatura?

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