La nascita di una nazione

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La nascita di una nazione

Il racconto della formazione di una identità nazionale degli USA, a partire dalla divisione fratricida della Guerra di secessione, segna il continuum attraverso il quale si sviluppano gli intrecci amorosi, di amicizia e guerra tra due famiglie benestanti, gli Stoneman del Nord e i Cameron del Sud. La versione storica di Griffith non cerca l'imparzialità, ma punta decisamente verso l'agiografia degli Stati Confederati.
paolodelventosoest ha scritto questa trama

Titolo Originale: The Birth of a Nation
Attori principali: Henry B. Walthall, Lillian Gish, Miriam Cooper, Mae Marsh, Mary Alden, Ralph Lewis, George Siegmann, Walter Long, Joseph Henabery, Wallace Reid, Elmer Clifton, Josephine Crowell, Spottiswoode Aitken, George Beranger, Maxfield Stanley, Jennie Lee, Donald Crisp, Howard Gaye, Sam De Grasse, William De Vaull, Willam Freeman, Tom Wilson, Fred Burns, Allan Sears, Elmo Lincoln, Madame Sul-Te-Wan, Raoul Walsh, Robert Harron, Monte Blue, Harry Braham, Bob Burns, Edmund Burns, Edward Burns, Peggy Cartwright, Dark Cloud, Leonore Cooper, Charles Eagle Eye, John Ford, Olga Grey, Alberta Lee, Betty Marsh, Donna Montran, Eugene Pallette, Alma Rubens, Charles Stevens, Jules White, Violet Wilkey, David Butler, Mostra tutti

Regia: D.W. Griffith
Sceneggiatura/Autore: Frank E. Woods, D.W. Griffith
Colonna sonora: Jon Mirsalis, D.W. Griffith, Joseph Nurnberger, Joseph Carl Breil
Fotografia: Joseph Carl Breil, Billy Bitzer
Costumi: Clare West, Robert Goldstein
Produttore: H.E. Aitken, D.W. Griffith
Produzione: Usa
Genere: Drammatico, Storia
Durata: 193 minuti

Dove vedere in streaming La nascita di una nazione

KKK e il revisionismo. / 26 Luglio 2013 in La nascita di una nazione

La Nascita di una Nazione.
Dal punto di vista tecnico è impeccabile, montaggio, inquadrature soggettive, i primi piano sui volti, i giochi di sguardi e le emozioni dei soggetti, un’opera poderosa insomma. Dal punto di vista morale invece lascia se non basiti almeno leggermente sconcertati.

Tre temi: la guerra civile Americana, guerra fra il nord industriale e più aperto di mente del sud schiavista, il sud delle piantagioni di cotone; Abramo Lincoln e sua uccisione (definiamolo intermezzo), sentimenti ostili contro i “negri” che se la fanno da padroni in un Sud sottomesso; furor sudista e l’ascesa del Klu Klux Klan con i suoi membri salvatori di patria.
Appunto, non avrei mai creduto di vedere, in un film, la figura del KKK e i suoi membri come coraggiosi guerrieri salvatori della razza ariana…ma andiamo con ordine.
La pellicola è ambientata nel 1860-70, girata nel 1915. Ancora oggi il razzismo è presente nella nostra quotidianità, contestualizzandola quindi nei limiti umani direi che potrei pure accettare le scene iniziali la vita degli Afro(-Americani ?) nelle loro baracche, mentre mangiano cocomero e ballano oppure lavorano nelle piantagioni di cotone. Anche se da queste immagini frammentate capiamo come Griffith non voglia l’integrazione dei “negri”, presentandoli come scimmie o selvaggi, ancora non siamo di fronte a quello che un fan, Leonardo Malaguti, ha definito l’apoteosi razzista della storia del Cinema. Ora, non avendo visto i film nazisti prodotti durante e prima la II W.W non posso dire se questo film sia l’apoteosi razzista della storia del Cinema MA sicuramente ci si avvicina.
La minuziosità nello scontro a fuoco, una battaglia campale è protagonista indiscussa della prima ora di film che assieme a delle scene in un Tribunale potevano essere tagliate, infatti la durata infatti è di 180 minuti per un film muto in bianco e nero, il modo con cui si tratta i temi è abbastanza pesante quindi una mezz’oretta in meno non faceva male.
Le parti che invece interessano il pubblico sono quelle che vanno dall’omicidio Lincoln alla presentazione del Ku Klux Klan come alternativa per ristabilire l’ordine. Dopo la sconfitta militare e la distruzione del Sud Schiavista, notiamo come le leggi cambino. Agli Afro-Americani viene dato addirittura il diritto di voto, la possibilità di essere trattati come persone oltre quella di sposare donne bianche.

SACRILEGIO, come mantenere la razza pura ?
Eccoli quindi, cavalcando dei puledri forti e veloci un gruppo di prodi cavalieri incappucciati riportano l’ordine dove prima regnava l’anarchia nera.
Il casu belli in pratica è una ragazza gravemente ferita la quale stava perdendo la purezza con un nero, in teoria al gruppetto stavano sul ca**o i negri. Quando le strada pullulano di soldati neri, legionari di un impero perduto, l’unico modo è chiedere aiuto al Klu Klux Klan.

Questa è la morale del film.

Dal punto di vista stilistico da manuale.
Nei contenuti, invece, di dubbia moralità.

DonMax

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Retorica sudista (e moderne ipocrisie) / 19 Giugno 2013 in La nascita di una nazione

Chiariamo subito, per questo film ho dovuto fare una specie di media pilatesca. Innegabile è il valore artistico, così come innegabile è l’imbarazzo per lo spettatore moderno di fronte al revisionismo storico che propone una vera e propria agiografia del Ku Klux Klan.
Bisogna guardare questo film ben consci degli sconcertanti concetti antropologici di quegli anni, così marcatemente razziali e lucidamente convinti della supremazia bianca; solo così potremo chiudere un occhio sulla trama che vede la losca congiura dei neri alla quale si contrappone l’ “eroico e nobile” sud bianco.
Il governatore mulatto Silas Lynch – ovvero, l’attore bianco Siegmann con la faccia annerita, che peraltro assomiglia in maniera mostruosa a… Calderoli! – è un viscido cospiratore che attenta alla virginea e nivea bellezza della figlia del suo mentore.
Il voto ai neri, evento simbolico di giustizia ed uguaglianza, suona qui come un cupo imbarbarimento della società americana, e l’aula dove i deputati neri gozzovigliano, ridono e mettono i piedi scalzi sopra il tavolo è una sequenza davvero irritante.
Patetica è l’ispirazione del protagonista Ben Cameron nell’ideare il costume bianco del KKK, con una retorica che a noi italiani ricorda il più triste Ventennio; di più, si sfora la soglia del ridicolo con il marcantonio bianco che in una rissa da saloon fronteggia fieramente un drappello di negri, e ovviamente viene ucciso vilmente a sangue freddo.
Eppure, c’è una vibrante drammaticità nell’ irrompere della guerriglia in città, le lunghe sequenze “didascaliche” militari non sono prive di fascino, tra alte colonne di fumo e scene di battaglia frenetiche e brutali (vedasi l’accanimento impietoso sul cadavere dei nemici a colpi di baionetta). Così come i fac-simile storici che intervallano il plot, dalle udienze del Presidente Lincoln al teatro del suo assassinio (il celebre attentatore Boothe è Raoul Walsh), o l’incontro tra i generali Lee e Grant (un giovane Donald Crisp).
E c’è pure (non accreditato) nientemeno che John Ford sotto un cappuccio del KKK. Tarantino ha dichiarato di “odiare Ford” per questa comparsata; e io reputo questa infelice uscita di Tarantino come un atto di pura ipocrisia demagogica.

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