John River / 30 Giugno 2016 in River

River è una mini- serie inglese che conta sei episodi di circa un’ora ciascuno, scritta e creata da Abi Morgan (co-sceneggiatrice di Shame con Micheal Fassbender) e trasmessa dalla BBC; in Italia disponibile su Netflix.

Il titolo della serie non ha nulla a che fare coi fiumi; River è il nome del nostro protagonista, interpretato da Stellan Skarsgård (lo abbiamo già visto in molte produzioni di Lars Von Trier e in alcuni cinecomics, come Thor). L’attore svedese si cala perfettamente nella parte di un poliziotto molto abile nel suo lavoro ma con elevati problemi psichici che cerca di celare ai suoi colleghi per non minare la sua credibilità. Sono in pochi a conoscere la sua vera personalità; l’agente Jackie Stevenson (Nicola Walker) da tutti chiamata Stevie, sua collega e intima amica, è una di questi.

Sin dal primo episodio veniamo catturati da questa fantastica serie; i due colleghi sono in auto per le strade di Londra, forse per un normale giro di routine e ascoltano “I love to love” di Tina Charles. Improvvisamente un auto attira l’attenzione di John River che cerca di scoprire il suo proprietario, lasciando inspiegabilmente Stevie in auto. Sembrerebbe l’inizio di un nuovo caso per i due agenti ma in realtà ciò che scopriamo e che Stevenson è morto.

Ma quindi River parla coi fantasmi?

Ci troviamo di fronte ad una serie paranormale?

Definirla in questo modo non solo è riduttivo e superficiale ma anche errato. Non si tratta di una serie paranormale; la Morgan utilizza le “manifestazioni” di River (perché oltre a Stevie ce ne saranno altre nel corso della serie), per scavare nella profondità del suo animo e delineare la sua complicata e instabile personalità, un po’ come era riuscita a rappresentare e sviscerare il sentimento della vergogna nel personaggio di Fassbender in Shame. Esse quindi risultano proiezioni del suo carattere ma allo stesso tempo ricordi di quello che secondo River loro erano in vita; il tutto è molto logico se ci soffermiamo sul fatto che il nostro ispettore, con l’80% dei casi risolti, passa molto tempo a studiare i suoi casi riuscendo inevitabilmente a delineare un profilo, non su carta, bensì davanti ai suoi occhi. Infatti le “manifestazioni” sono le persone morte dei suoi casi.

In definitiva queste manifestazioni sono l’evidente dimostrazione della sua incapacità di comunicare, una caratteristica che aveva pian piano celato grazie a Stevie, ma che riscopre col suo nuovo partner Ira ma soprattutto con la morte della collega. Questo episodio enfatizza ulteriormente il desiderio di mettersi in contatto con chi nel profondo del suo animo sa di amare più di qualsiasi altra cosa.

Stellan è fenomenale nella sua interpretazione. Magnetico e freddo riesce a calibrare perfettamente il disturbo del suo personaggio. Ciò che sembra un innocuo disturbo, si trasforma in improvvisa follia. River si trova ad affrontare un lutto; la sua collega-amica-amata (questo lo scopriremo solo alla fine della serie) è morta davanti ai suoi occhi in un momento molto importante per lui. Questo gli crea stati d’animo contrastanti che passano dalla calma ad improvvise cadute emotive e accessi d’ira, enfatizzati dal famoso assassino ottocentesco. La ciliegina sulla torta della sua interpretazione sono quei sorrisi spenti e amari, privi di gioia, che forse, solo una nuova vita saprà colmare.

ARTICOLO COMPLETO: http://nextreviews.altervista.org/river-serie-tv-recensione/

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