Niente da dichiarare?
/ 20106.490 votiNegli anni '90, durante l'eliminazione del confine francese tra Francia e Belgio, un ufficiale di dogana belga è costretto a collaborare con uno dei suoi omologhi francesi.
Andrea ha scritto questa trama
Titolo Originale: Rien à déclarer
Attori principali: Benoît Poelvoorde, Dany Boon, Julie Bernard, Christel Pedrinelli, Joachim Ledeganck, Jean-Paul Dermont, Karin Viard, François Damiens, Bouli Lanners, Eric Godon, Zinedine Soualem, Philippe Magnan, Bruno Lochet, Patrick Vo, Nadège Beausson-Diagne, Guy Lecluyse, Laurent Gamelon, Olivier Gourmet, Laurent Capelluto, Sylviane Aliet, Bruno Moynot, Jean-Luc Couchard, Alexandre Carrière, Laurent Sobry, Jérôme Commandeur, David Coudyser, Nicolas Guy, Christophe Rossignon, Jérôme Seydoux, Sophie Seydoux, Roland Lévy, Corinne Lévy, Jean-Claude Lagniez, Mostra tutti
Regia: Dany Boon
Sceneggiatura/Autore: Dany Boon, Yaël Boon
Colonna sonora: Philippe Rombi
Produzione: Francia, Belgio
Genere: Commedia
Durata: 108 minuti
Dove vedere in streaming Niente da dichiarare?
ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Questo invece visto in francese su proposta di amica E, belgofila come me perché la conobbi in Belgio in Erasmus.
Il regista-protagonista è lo stesso di Giù al nord (del remake italiano non parliamone tranquillamente), e lo schema del film pure non è molto diverso. Boon (oh, si chiama così) gioca sulle differenze di lingue, sui confini, fisici e culturali, come nel film precedente. 1986 (o no? Boh, controllate voi), alla vigilia dell’apertura delle frontiere nell’Europa Unita. Alla dogana tra Francia e Belgio ci sono due doganieri, uno infervorato nazionalista belga che odia i francesi (ed è il solito Benoit Poolverde, la maggior gloria cinematografica belga) e l’altro che ama la sorella del collega belga ma teme la di lui reazione. E niente, litigi, personaggi macchiettistici (anche il solito Bouli Lanners, il regista-attore che venne a farci un seminario a Liège), il belga e il francese si mettono insieme per formare una pattuglia di dogana franco-belga, con lo scopo di fermare un traffico di droga, e l’amore e tutto trionferà. Il film non è troppo di speciale, andrebbe, come il primo, visto in originale per rendersi conto degli accenti, ma soprattutto all’infuori delle due nazioni suddette non so quanto possa essere compreso, e quindi se ne possa ridere, l’odio tra i franchi e i belgi. Che è atavico e bilaterale, anche se in Belgio di solito sono più impegnati a scannarsi tra di loro tra francofoni e fiamminghi (a morte i fiamminghi!). Solo per dire insomma che non avendo questa base si rischia di perdere parecchio, di un film che resta comunque godibile pur senza essere davvero nulla di che.
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Commedia carina degli stessi autori di “Giù al Nord”; un pò meno divertente rispetto a quell’episodio ma il contrasto tra belgi e francesi è simpatico e la commedia si mantiene su un buon livello di comicità. Sto leggendo “La caduta dei giganti” di Ken Follett e la storia d’amore tra Mathias e Louise del film ricorda i problemi di quella tra Maud e Walter. Insomma un buon film per intrattenersi tra qualche risata.
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Era parecchio tempo che non andavo al cinema. Non potevo resiste al richiamo di questo regista e attore, ho un debole risaputo per i film francesi e sono una fan di “Giù al Nord”. Anche questo mi è piaciuto, non così tanto: meno risate, più parolacce, un po’ troppa violenza. Però divertente.
Dani Boon si conferma attore/regista di primissimo piano del panorama francese. Dopo il grande successo di “Giù al Nord” sforna un’altra commedia basata sugli stereotipi e sui pregiudizi. Questa volta non si tratta di sud contro nord ma di Belgio contro Francia.
Due guardie doganali al tempo del patto di Schengen tra incertezze sul futuro e gag che fanno sorridere si ritroveranno a remare nella stessa direzione per sgominare una banda di trafficanti di cocaina.
Sicuramente meno esilarante del precedente ma altrettanto valido sul piano della sceneggiatura. Una commedia allegra che ci riporta al tempo in cui, in Europa, ci divideva una sbarra.
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