Prisoners

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Prisoners

In un sobborgo residenziale di una cittadina della Pennsylvania, due bambine scompaiono. Famiglia e polizia si mobilitano per ritrovarle. I sospetti del padre ricadono su un giovane disadattato.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Prisoners
Attori principali: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Terrence Howard, Viola Davis, Maria Bello, Paul Dano, Melissa Leo, David Dastmalchian, Dylan Minnette, Kyla-Drew, Erin Gerasimovich, Zoë Soul, Wayne Duvall, Len Cariou, Anthony Reynolds, Brad James, Victoria Staley, Robert C. Treveiler, Sandra Ellis Lafferty, Todd Truley, Brian Daye, Alisa Harris, Robert Mello, Jeff Pope, Rodrick Goins, Mark Drum, Lana Yoo, Pam Smith, Gloria Webber, Michelle Keller, John Atwood, Stacy Melich, J. Omar Castro, Jane McNeill, Dennis Christopher, Takara Clark, Jason Davis, Katrina Despain, Brody Rose, Mostra tutti

Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura/Autore: Aaron Guzikowski
Colonna sonora: Jóhann Jóhannsson
Fotografia: Roger Deakins
Costumi: Renée April, Joulles Wright
Produttore: Edward McDonnell, Mark Wahlberg, Broderick Johnson, Andrew A. Kosove, John H. Starke, Kira Davis, Robyn Meisinger, Stephen Levinson, Adam Kolbrenner
Produzione: Usa
Genere: Drammatico
Durata: 153 minuti

Dove vedere in streaming Prisoners

Essere padri / 8 Aprile 2020 in Prisoners

Bel thriller di Denis Villeneuve, che dirigerà poi Blade Runner 2049.
Durante il giorno del ringraziamento, la famiglia Dover è ospite dei Birch; la piccola Anna Dover e la sua amica Joy Birch scompaiono improvvisamente.
Il padre di Anna, Keller (Hugh Jackman), concentra le sue attenzioni su un camper che poco prima sostava nelle vicinanze. Incaricato delle indagini è il detective Loki (Jake Gyllenhaal) che trova subito il veicolo sospetto e arresta il conducente, il giovane (ritardato mentale) Alex (Paul Dano). Però non ci sono prove a suo carico e quindi Loki è costretto a rilasciarlo; Keller però ha altri pensieri sul ragazzo.
Film duro e cupo, che oltre a una buona dose di tensione aggiunge un’intesa analisi dei protagonisti; Keller, uomo dotato di fede, che però non lesina ogni possibile violenza per cercare di scoprire cosa è successo
alla figlia. Invece i genitori di Joy, Franklin (Terrence Howard) e Nancy (Viola Davis), sono più in preda allo sconforto, non sono disposti a seguire le orme di Keller ma lo lasciano fare per cercare di arrivare alla verità.
Il detective Loki che rischia di perdere la ragione nel seguire questo caso, intricato e con gli ostacoli che Keller, involontariamente, gli procura.
Bello e intenso anche il finale.
Nel resto del cast da citare Maria Bello nei panni della moglie di Keller, Melissa Leo è Holly, la zia del ragazzo e Len Cariou è Padre Dunn (strano prete, a dire la verità).

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Prisoners / 19 Ottobre 2018 in Prisoners

Volevo vederlo da tanto e finalmente ci sono riuscito. Un thriller veramente ben fatto e girato magistralmente, con un Hugh Jackman e un Jake Gyllenhaal ottimi sotto tutti i punti di vista. Nonostante la lunga durata, il film scorre via perfettamente e non annoia neanche per un secondo. La storia è cruda e avvincente, così come il finale, teso e angosciante. La risoluzione del caso è stata molto simile, se non identica, ad un episodio della serie tv “Criminal Minds”. Da vedere.

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Uno dei migliori thriller degli ultimi anni, anzi decenni. / 25 Settembre 2017 in Prisoners

Ho visto questo film dopo aver visto il più recente (e ottimo) “Arrival” di Villeneuve, che però è un regista che (per mia colpa) conoscevo ben poco.
Da oggi lo conoscerò di più, perchè “Prisoners” mi ha preso completamente.

Non so da quanto tempo non mi captava di essere avvinto da due ore e mezza di storia così ben scritta, filmata ed interpretata.
Storia angosciosa (l’inizio, con la scoperta della sparizione delle bambine, è da pelle d’oca, anche per uno spettatore non genitore) e piena di tensione e sfaccettature.

Non sono minimamente d’accordo con chi parla di “personaggi tagliati con l’accetta” nè di stereotipi .Vedi i due poliziotti: in quanti altri film americani il capo del detective è (invece di essere corrotto oppure ostile al sottoposto per vicende personali ecc.) semplicemente uno di limitata intelligenza? Il “poliziotto buono e il poliziotto cattivo” è uno stereotipo, il “poliziotto buono e intelligente e il poliziotto buono ma stupido” no. O, almeno, non nei termini che ci propone il regista (vedi i dialoghi fra i due, che sembrano analoghi ad una comune diatriba lavorativa in un comune ufficio).

Anche Hugh Jackman (eccellente interpretazione, peraltro tutti recitano bene) più che “tagliato con l’accetta” rende bene con quale rapidità una persona “quadrata” ed “organizzata” possa scivolare verso l’abisso dei comportamenti, se trova motivazioni che lui ritiene sufficienti. A me ha fatto venire in mente le giustificazioni che tanti quadri nazisti davano alle loro efficienti e spietate azioni: “lo facciamo per difendere il nostro popolo e i nostri bambini, uccisi ogni giorno dalle bombe alleate”.
Ma non è che Villeneuve punti il dito, anzi sposta sullo spettatore il peso di schierarsi, ammesso che ci si riesca a schierare.
E il personaggio di Nancy (la moglie di colore) sembra riflettere in maniera diretta le lacerazioni non solo dei protagonisti ma pure degli spettatori.
Non ci vedo molto di “tagliato con l”accetta”.

Villeneuve porta avanti la storia senza prendere posizione netta nè trasformarla in una denuncia (anche l’aspetto della pedofilia è lasciato sotto traccia, più che altro per possibili avvenimenti passati che però non vengono mai esplicitati).
E alla fine, anche la spiegazione non è didascalica, anzi lascia aperti alcuni interrogativi minori (che qui non descrivo per non dover mettere uno spoiler) che comunque non inficiano la comprensione di ciò che è successo.

Un film decisamente molto sopra la media del genere.

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La società del senso di colpa / 17 Agosto 2017 in Prisoners

Un “Padre Nostro”. Prisoners inizia così.
Per Villeneuve chiediamo costantemente giustificazioni per i nostri peccati, pur consci che le nostre azioni sono peccaminose, dimenticando poi di “perdonare” il prossimo per gli errori commessi(“rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”).
Abbiamo fede? Abbiamo fiducia nel prossimo? Abbiamo fiducia nella legge, divina e non? Fin dove può spingersi la Giustizia? Se esiste un limite chi lo sancisce (Dio, lo Stato, noi?) Il fine giustifica sempre i mezzi? E se fosse semplicemente tutto legato al caso?
Il canadese pone interrogativi a ripetizione.
Iniziamo la nostra vita imparando a giustificare i nostri errori sin da subito piuttosto che ad assumerci le nostre responsabilità ( il ragazzo giustifica l’uccisione del cervo alludendo alla loro elevata proliferazione). E’ corretto, specie per chi si professa fervente credente?
Keller, forse il miglior Hugh Jackman di sempre (insieme a quello di The Prestige), è prigioniero degli stereotipi americani. “Sii pronto a tutto”. Perché? Esiste un sistema per cui non devi essere tu “pronto a tutto”, ma lo Stato per te.
Viviamo nella “società del senso di colpa”. Ci sentiamo in dovere verso chiunque, eppure dimentichiamo che non sta a noi prendere sempre le decisioni, basterebbe semplicemente rispettare il prossimo, “avere fede nel prossimo”. E’ questo che manca a Keller, in una parola: la pazienza (“l’uomo vive nella sofferenza non in quanto uomo ma in quanto peccatore”).
Ho trovato Prisoners, stilisticamente e visivamente, uno dei migliori film del nuovo millennio, un susseguirsi di scene fotografate in modo sublime ( che Roger Deakins!) e girate in modo ancora migliore (l’inseguimento alla veglia condotto dal detective Locke o la fuga in auto verso l’ospedale sono davvero forse le migliori scene che ho visto negli ultimi anni). Avrebbe tutto questo per essere un “thriller” eccellente, ma manca in “mordente”. Ho trovato il personaggio del detective Locke (a mio avviso, un non brillantissimo Jake Gyllenhaal, strano rispetto agli ultimi tempi) un pochino stereotipato, sia negli interrogatori dei sospetti (il classico poliziotto buono/poliziotto cattivo) sia nel rapporto con i suoi superiori (l’ancor più classica dicotomia capo tiranno/sottoposto vittima). Alex Jones, il solito grande Paul Dano( qualche volta potrebbe meritare di più del solito antagonista), è un pochino poco approfondito (si potrebbe indagare di più sul suo passato) e, specie nella seconda parte (…troppo rapida da risultare confusionaria), relegato a “personaggio scomparso”.
Insomma Prisoners è uno dei migliori film degli ultimi anni, che racconta una società incoerente e mai inclusiva, fondata su valori, come il rispetto o la fede, ormai “epitaffi ” che difficilmente torneranno in vita.

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Nel vortice della suspense / 2 Maggio 2016 in Prisoners

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Un thriller quasi perfetto con una mirabile sceneggiatura, condotto da Denis Villeneuve con intrigante personalità registica, montaggio intelligente, storia sempre interessante e avvincente fino all’ultimo. Storie così soffrono quasi sempre del dilemma dell’imbuto, ovvero il vortice trascinante di mistero e suspense spesso viene tradito nel restringimento finale, conducendo l’indagine a soluzioni insoddisfacenti; non mi pare tuttavia questo il caso, anche se ho una riserva tutta personale nei confronti del make up invecchiante di Melissa Leo, una Norma Bates con tratti somatici un po’ alla Mrs. Doubtfire. Ma è l’unica pecca davvero. Ottime le interpretazioni, dove primeggiano ovviamente l’irascibile Hugh Jackman e il detective Gyllenhaal con i suoi tic oculari. Un plauso particolare anche alla fotografia del veterano Roger Deakins (le inquadrature finali della corsa in auto all’ospedale sotto la pioggia sono fantastiche), qui alla sua ennesima nomination senza aver ancora vinto un Oscar.

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