Per qualche dollaro in più

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Per qualche dollaro in più

A El Paso, il Monco, un audace e misterioso pistolero senza nome, e il Colonello Douglas Mortimer, si mettono sulle tracce dell'Indio e della sua banda, decisi a guadagnare la taglia che pende sulle loro teste.
Lúthien ha scritto questa trama

Titolo Originale: Per qualche dollaro in più
Attori principali: Clint Eastwood, Lee Van Cleef, Gian Maria Volonté, Luigi Pistilli, Klaus Kinski, Joseph Egger, Panos Papadopulos, Mara Krupp, Benito Stefanelli, Roberto Camardiel, Aldo Sambrell, Luis Rodríguez, Tomás Blanco, Lorenzo Robledo, Sergio Mendizábal, Dante Maggio, Diana Rabito, Giovanni Tarallo, Mario Meniconi, Mario Brega, José Terrón, José Marco, Werner Abrolat, Frank Braña, José Canalejas, Antonio Molino Rojo, Jesús Guzmán, Ricardo Palacios, Guillermo Méndez, Rosemary Dexter, Peter Lee Lawrence, Kurt Zips, Enrique Navarro, Bruno Corazzari, Carlo Simi, Antoñito Ruiz, Román Ariznavarreta, Joseph Bradley, Fernando Di Leo, Diana Faenza, Eduardo García, Maurizio Graf, Francesca Leone, Sergio Leone, Rafael López, Antonio Palombi, Aldo Ricci, Enrique Santiago, Edmondo Tieghi, Antonio Montoya, Mostra tutti

Regia: Sergio Leone
Sceneggiatura/Autore: Luciano Vincenzoni, Sergio Leone
Colonna sonora: Ennio Morricone
Fotografia: Massimo Dallamano
Costumi: Carlo Simi
Produttore: Alberto Grimaldi, Arturo González, Alfredo Fraile
Produzione: Italia, Spagna, Germania
Genere: Azione, Western
Durata: 132 minuti

Dove vedere in streaming Per qualche dollaro in più

Ho preferito Per un pugno di dollari / 3 Agosto 2020 in Per qualche dollaro in più

Secondo film della trilogia del dollaro, Per qualche dollaro in più riconferma Sergio Leone come nuovo astro nascente del genere western, in particolar modo dello Spaghetti Western, o Western all’italiana. Sebbene da questo secondo film si evince una produzione migliore con un budget più alto che consente a Leone di migliore l’aspetto tecnico del film, io rimango dell’idea che il film precedente, Per un pugno di dollari, gli stia una spanna sopra. La trama di Per qualche dollaro in più è ben strutturata, molto interessante ma sono dell’idea che il film abbia una durata spropositata di poco più di due che per un western per me, che non ne vado pazzo, sono davvero troppe creando dei tempi morti che mi hanno annoiato. Tuttavia molte scene, personaggi e frasi cult che hanno fatto la storia del cinema e che oggi sarebbero dei cliché. Se il film fosse durato una ventina di minuti in meno lo avrei apprezzato molto di più, omettendo soprattutto la parte di vendetta familiare tra il Colonnello e l’Indio.

Resta comunque un film di alto livello, pezzo di storia del cinema al quale dò un 7½. Adesso mi spaventa un po’ la visione de Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo. Quasi 3 ore di film.

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1 Marzo 2014 in Per qualche dollaro in più

Il secondo capitolo della Trilogia del dollaro si pone (anche ontologicamente) al centro del percorso formativo e di crescita del western all’italiana: allentata la violenza truce di Per un pugno di dollari, la pellicola costituisce un trampolino di lancio verso l’ingresso nel genere della componente ironica, che sboccerà ne Il buono, il brutto e il cattivo (a sua volta generatore di un vero e proprio sottofilone, quello della commedia western).
E infatti questo film appare assai chiaramente per struttura come l’antesignano dei Trinità.
Da un punto di vista strettamente registico, Leone intanto progredisce ed evolve nel suo stile inimitabile.
Morricone ancora una volta è semplicemente superlativo: il tema di Per qualche dollaro in più è probabilmente il più epico della trilogia. Richiama il motivo scanzonato di Per un pugno di dollari aggiungendo un tocco di nostrano (nella strumentazione), ma esplodendo in maestosità compositiva, prima del viraggio sullo humour con la colonna sonora de Il buono, il brutto e il cattivo (Estasi dell’oro a parte).
L’idea del carillon, ripetuto a iosa, è un assist per l’armonica di C’era una volta il west.
Gli avvicendamenti nel casting sono anch’essi simbolo dell’evoluzione della trilogia: dentro Van Cleef (che però sfrutta meglio la sua mimica con il Sentenza di Il buono, il brutto e il cattivo), riproposto Volontè (che a me piace parecchio nonostante la sua tendenza all’istrionismo ad oltranza) nel suo ultimo ruolo prima di lasciare il posto a Wallach.
Eastwood è invece sempre lì, col suo gelido e impassibile volto, che non si scompone per nulla.
Nel complesso un western semplicemente bellissimo, come gli altri due della trilogia, anche se debitore nei confronti del primo, che del resto rappresenta la scintilla che ha dato il via a tutto.

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Leone, conferma e miglioria / 9 Novembre 2013 in Per qualche dollaro in più

Ad un anno dal successo di Per Un Pugno Di Dollari, Sergio Leone riporta sul grande schermo le gesta dell’Uomo Senza Nome (come viene chiamato il personaggio interpretato da Clint Easwood).
Ed è un ritorno più che mai gradito. A mio parere, la pellicola riesce a mantenere lo stile personale e caratteristico del precedente film della trilogia del Dollaro ma riuscendo nella difficile impresa di migliorarsi ulteriormente sotto numerosi aspetti: ad esempio, se in Per Un Pugno Di Dollari la colonna sonora di Morricone è eccelsa, qui è semplicemente divina. Non sono un esperto di musica, ma credo che sia impossibile rimanere indifferente di fronte a delle composizioni così solenni e allo stesso tempo cariche di una tensione che diventa quasi palpabile, veramente da pelle d’oca.
Ottima anche l’interpretazione del cast. Ho apprezzato moltissimo il terzetto principale, molto curato, caratterizzato e ricco di carisma. Il che ha sicuramente contribuito a consolidare una sceneggiatura già di per sé molto convincente. Per non parlare poi della regia di Leone, notevole nel primo film della trilogia e allo stesso livello in questo secondo capitolo.
Consigliatissimo, anche se magari non si è amanti del genere western. Perché questa pellicola è una grande perla cinematografica. E’ un film del 1965 giocato abilmente sulla tensione, sull’atmosfera e sulla bravura degli attori, senza un utilizzo malsano di effetti speciali o artifici simili. I film dei nostri giorni dovrebbero prendere esempio da opere come questa.

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Che giocavamo? ….La pelle! / 30 Luglio 2013 in Per qualche dollaro in più

Insomma, diciamolo, il vecchio west di Sergio Loene è tutto un giocarsi la pelle, in un modo o nell’altro, è un mondo privo di ideali, di valori, all’interno del quale ognuno pensa per sè, è un west popolato di personaggi poco raccomandabili, avidi, senza nessunissima forma di moralismo, personaggi appunto privi di una morale, imposta o non, devoti esclusivamente ad una legge, quella della pistola. I buoni, nel senso classico del termine, non esistono, molto semplicemente non avrebbero senso all’interno di tale contesto, dove il pessimismo di fondo, il cinismo, la voglia di denaro e la voglia di sopravvivere prevalgono su qualsivoglia buona intenzione, vera o presunta. Giunto al secondo capitolo della famigerata “trilogia del dollaro” Sergio Leone imbastisce un film straordinariamente potente, bello, riuscito, dove può liberamente approfondire molti dei suoi concetti e soprattutto affinare la sua raffinata estetica, evidentemente solo abbozzati nel precedente e più povero, seppur bellissimo, “Per un pugno di dollari”, avvalendosi di un cast e di una produzione, se vogliamo, più ricca. Cint Eastwood riprende il leggendario personaggio del pistolero solitario, che nella rappresentazione scenica dell’epopea western leoniana passa come un “buono”, Gian Maria Volontè estremizza il suo Ramon di “Per un pugno di dollari”, qui trasformato ne L’Indio, bandito feroce, psicotico e drogato al quale Volontè presta la sua incredibile vervè di grande mattatore, mentre la new entry Lee Van Cleef veste i panni del Colonnello Mortimer, personaggio fantastico, eccelso nonchè il meglio caratterizzato del trio, che catapulta il volto ghignante e sornione di Van Cleef nello spietato mondo dello spaghetto, tramutandolo in una delle sue maggiori icone. “Per qualche dollaro in più” è forse il film meglio scritto dell’intera trilogia, il più scorrevole forse, fatto sta, che è quello che meglio tiene bilanciati lo humor di fondo e la violenza dei personaggi con il filo conduttore della storia, cosa che se nel precedente non avviene poichè l’asse pende maggiormente verso la violenza (cosa che non mi è mai dispiaciuta :D) nel successivo, “Il buono, il brutto, il cattivo, invece si sbilancia troppo dalla parte opposta, virando maggiormente sulla commedia un pò scanzonata, anche se il finale di quest ultimo vale l’intero film e forse anche di più. Detto questo, “la trilogia del dollaro” è senza dubbio il caposaldo del genere e tutti e tre i film rappresentano un modello imprescindibile per tutto ciò che è stato, ed è, lo spaghetti western. Qui come dicevo tutto è perfettamente bilanciato, la sceneggiatura è perfetta, calibrata, asciutta, la regia è sublime, Leone inizia a mostrarsi, i personaggi filano perfettamente (Lee Van Cleef in modo particolare) e l’innesto in un ruolo secondario del luciferino Klaus Kinski risulta essere una mossa vincete ed azzeccata mentre la musica del solito Ennio Morricone è così perfetta e ben scritta da amalgamarsi talmente bene alla storia da trasformarsi in un personaggio invisibile. C’è tutto in Per qualche dollaro in più, c’è lo spettacolo, la morte, lo humor mordace, i tempi dilatati, c’è tutto il mito del grande Sergio Leone.

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Faccia d’aquila / 6 Giugno 2013 in Per qualche dollaro in più

Mezzo punto sopra il capitolo precedente, Per un pugno di dollari, per la maggior consapevolezza registica di Leone e forse anche un po’ per i maggiori mezzi a disposizione. Un incipit davvero folgorante resta appena appena disatteso da una riproposizione molto marcata di temi e ambienti, ma soprattutto – macchiolina d’inchiostro – dall’eccesso di nevrosi nella recitazione di Volonté. Rimane magnifico Clint Eastwood, il volto terrigno e lo sguardo tra l’ ironico e il glaciale (anche se in questo film i suoi proverbiali occhi fosforescenti vengono fatti sfavillare artificialmente un po’ meno), ma il vero protagonista qui è Lee Van Cleef, con la sua inconfondibile faccia d’aquila, bounty-killer flemmatico e implacabile.
Se non avete mai afferrato bene il concetto del cinema come arte semplice, senza ostentamenti cerebrali, considerate i ritratti in primo piano di Leone, sui visi scolpiti e feriti dei messicani, deformati da una pazza risata.

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