Sospeso e implicito / 15 Febbraio 2021 in Our Day Will Come

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Pur colpita dall’estetica generale, una via di mezzo tra le rappresentazioni urbane post industriali di certi film britannici e la freddezza naturalista di film come quelli dei belgi Dardenne, confesso di non aver compreso le finalità narrative e “morali” di questo film di Romain Gavras (figlio di Costa).

Curiosamente, il catalogo Amazon Prime Video, dove ho potuto vedere il lungometraggio, lo classifica come film drammatico, ma anche di fantascienza e horror. Leggendo la trama, quindi, ho interpretato la sinossi come un dramma distopico. Così, però, non mi è parso affatto.
Perché, se pure i capelli rossi del protagonista Rémy (Olivier Barthélémy) sono motivo di dileggio, non sono una discriminante piena tale da determinare, per esempio, leggi ad hoc per i fulvi o esplicita emarginazione sociale. Risulta evidente che i problemi di Rémy non sono legati al solo colore dei capelli: disprezzato da madre e sorella, incapace di rapportarsi con i coetanei, rifiuta con violenza una latente omosessualità, tortura animali.

Di orrorifico, invece, ho trovato molto, ma credo che parte della mia sensazione sia dovuta al fatto che non ho compreso appieno il film.
C’è un’angoscia sottile che lo caratterizza, fin dalle prime sequenze, che si trasforma in singole immagini o sequenze pienamente disturbanti (vedi, la scena dell’idromassaggio).
Tutto, però, resta sospeso, implicito, scarsamente lineare, proteso alla ricerca di immagini evocative (la bambina dell’hotel?), ma non pienamente sostanziate.

Il Patrick di Vincent Cassel è un prototipo potente di cattivo maestro, ma tale resta. Inquieta, anche per via della nota ambigua fisionomia dell’attore, ma resta un oggetto oscuro. Il Rémy di Barthélémy è stolido e fastidioso, pienamente ignorante (di sé, del mondo).
I due sono dei paria, senza terra, senza futuro, senza identità, se non quella data dai propri capelli rossi. Ma, allora, cosa accade, effettivamente, quando se ne privano?

Nota superflua: nei titoli di coda, tra gli attori, ho letto il nome di Ladj Ly, il regista vincitore del Prix de la Jury a Cannes 2019 con il film I miserabili (ma non sono riuscita a capire chi interpretasse nel film di Gavras: nei titoli, era indicato come “jeune noir tchat vidéo”, o qualcosa del genere).

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