Nosferatu, principe della notte

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Nosferatu, principe della notte

L'agente immobiliare Jonathan Harker parte per la Transilvania dal conte Dracula, che vuole acquistare una casa nella loro città. Arrivato nei Carpazi, inizia a sentire dagli zingari strane voci riguardo il suo cliente, che loro chiamano vampiro. Tuttavia Jonathan non da credito a queste voci e si incammina verso il castello del conte...
Lúthien ha scritto questa trama

Titolo Originale: Nosferatu - Phantom der Nacht
Attori principali: Klaus Kinski, Isabelle Adjani, Bruno Ganz, Roland Topor, Walter Ladengast, Martje Grohmann, Carsten Bodinus, Beverly Walker, Jacques Dufilho, Clemens Scheitz, John Leddy, Rudolf Wolf, Štefan Husár, Lo van Hensbergen, Johan te Slaa, Jan Groth, Bo van Hensbergen, Claude Chiarini, Margiet van Hartingsveld, Tim Beekman, Roger Berry Losch, Rijk de Gooyer, Dan van Husen, Werner Herzog, Mostra tutti

Regia: Werner Herzog
Sceneggiatura/Autore: Werner Herzog
Colonna sonora: Popol Vuh, Florian Fricke, Charles Gounod, Richard Wagner
Fotografia: Jörg Schmidt-Reitwein
Costumi: Gisela Storch, Ann Poppel
Produttore: Werner Herzog, Michael Gruskoff, Daniel Toscan du Plantier, Walter Saxer
Produzione: Germania, Francia
Genere: Drammatico, Horror
Durata: 107 minuti

Dove vedere in streaming Nosferatu, principe della notte

27 Giugno 2013 in Nosferatu, principe della notte

Per quanto ami Herzog, soprattutto i suoi documentari, Nosferatu non mi ha folgorato né fatto impazzire pur essendo una pellicola godibile.
Prendiamolo per quel che è, un remake. Se avete visto “Nosferatu” di Murnau è probabile vi faccia la stessa impressione ma non è detto.
In fondo resta un bel film, si lascia guardare, adatto a tutti, qualità positive in una pellicola.

Nell’800 un agente immobiliare parte per contattare un certo Conte Dracula affinché gli si venda una villa vicino casa sua. A parte il fatto che la moglie lo avvisa dicendogli: “(R-moscia alto borghese) Cavo, non pavtive, ho un bvutto pvesentimento” e non curante parte diretto per la Transilvania. Oltretutto gli zingari, gli zingari amici miei, lo sconsigliano di recarsi al castello ma oramai alea iacta est, il dado è tratto, abbiamo fatto 30 facciam 31 insomma il protagonista incontra Dracula. Com’è che si dice ? La prima impressione è quella che conta ? Bene, l’approccio fra i due non è dei più felici. Stanco per il viaggio l’uno, mano fredda e volto pallido l’altro. Per di più alla vista del sangue, il Conte si precipita a succhiare la ferita del nostro. Homo fugit leggerebbe il lettore ma non siamo nel romanzo Dr.Faustus.
Gli affari prima di tutto, la casa viene venduta, il prezzo lo decidesse l’agente immobiliare. Da questo momento si apre una piccola parte ambientata nel Castello, non l’archetipo del castello, uscito fuori da un sogno o da un incubo essendo disabitato di giorno e lugubre di notte.
Sempre nel castello il nostro ha un faccia a faccia con il Vampiro, capisce così come le voci e gli avvisi degli zingari (lo vedete che non è sempre colpa loro) fossero veritiere. Vittima degli eventi, prigioniero del Conte, dopo aver scoperto la fuga notturna/traferimento in barca dello stesso decide di evacuare la zona calandosi da una torre.
Il Vampiro è diretto verso Wismar, luogo di partenza dell’agente immobiliare, sulla barca spariscono uno ad uno tutto l’equipaggio e con sé porta anche la peste.
Belle le scene di delirio popolare, fantastica la rincorsa al vampiro e la distruzione psico-fisica del nostro protagonista. Dall’arrivo del Vampiro in città succederanno altre stranezze. Il Destino di una comunità passa nelle mani di una donna, la moglie dell’agente immobiliare.

DonMax

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18 Novembre 2012 in Nosferatu, principe della notte

La cura estetica di Herzog è pura matematica: la costruzione fotografica delle scene, anche se non sarebbe fuori luogo parlare di composizione pittorica, è notevolissima; le luci (naturali) e le ombre (spesso artefatte) costituiscono e dissolvono la materia, rendendola ora carne, ora spirito; i gesti e le pose degli attori sono accuratamente calibrati e stabiliti, in funzione delle suddette luci e della fotografia.

La pellicola è puro godimento per la vista e non ho potuto non emozionarmi nel riconoscere in molti dettagli alcuni fantasmagorici rimandi al Secessionismo Viennese, a Millais, agli abiti disegnati da Henry Van De Velde, a Jan Topoor, ad alcuni volti preraffaelliti e- più in generale- al Simbolismo pittorico europeo della seconda metà dell’Ottocento.

I volti ed i corpi degli attori protagonisti sono ottimi strumenti nelle mani di Herzog: dal pallore spiritato e alle mani sensualmente gelide della Adjani, passando per il viso livido di Ganz, fino ad arrivare all’irraggiungibile bruttezza del Dracula di Kinski, ciascun elemento corporale concorre a comporre un mosaico visivo ineccepibile.

Bello, in maniera disturbante.

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Poesia gotica / 30 Ottobre 2012 in Nosferatu, principe della notte

Una straziante opera gotica, un canto notturno ricco d’atmosfera che dalle impervie montagne di Varna approda alle austere guglie di Wismar. Il Nosferatu di Herzog è pura poesia, inserirlo nel minestrone degli horror sarebbe un insulto alla sua bellezza; come il vampiro Dracula, è una pellicola condannata all’eternità, che soffre la luce e si nutre del pallore virgineo di spettatori non ancora inquinati dalle esplosioni emostatiche del trash contemporaneo. Klaus Kinski è un Principe della Notte inarrivabile, forse nemmeno il suo antesignano Max Schreck riuscì a toccare questo livello artistico. Molto bravi Ganz e la stupenda giovane Adjani, che riesce a trasmettere carica erotica perfino nel suo concedersi alla morte per dissanguamento. La regia di Herzog è ispirata ed emozionante, le inquadrature serotine della Transilvania sono gemme di malinconia. La cosa più terrificante del film resta il tappeto di ratti nella banchina del porto.

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26 Febbraio 2012 in Nosferatu, principe della notte

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

interessante versione drammatica del mito del non morto
rifacimento dell’omonimo film muto di Murnau di cui segue il più possibile la storia
non si punta sull’effetto horror bensì sull’atmosfera cupa e di morte incombente
inquietante il protagonista, forse poco credibile la coprotagonista pronta ad immolarsi pur di salvare il paese ma tanto è già pronto un nuovo non morto . . .

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Dalla parte del vampiro / 11 Settembre 2011 in Nosferatu, principe della notte

Scrivere dei film che ci sono piaciuti di più è forse la cosa più difficile che ci sia, poiché si vorrebbe dire tutto, di tutto. Né si può tentare di trarsi d’impaccio (anche se lo si vorrebbe tanto: in fondo, che dire di più) con un semplice (ma inutile): “E’ un capolavoro”. Quindi, bisogna cercare di imboccare la via di mezzo, quella che per esempio, random e necessariamente a “spot”, non riesce a dimenticare:
1. il “dolore”, l’intima sofferenza, il rantolo di Dracula (e che si “sente” insieme a lui, giacché è un’esperienza così “umana”, di profonda frustrazione) quando cerca di resistere dal leccare il sangue di Jonathan
2. le campeggiature completamente nere contro cui si staglia “bucandole” e sospeso sul nulla il cadaverico volto deforme di Kinski. Ancora una volta una deformità che non si compiace di se stessa. Il male qui non è un male orgoglioso di sé, e questo basta a rompere qualunque schema di genere, e soprattutto, ancor più importante, qualunque schema culturale (basta con Satana che sfida Dio! Il male non è che un’altra condizione, né migliore né peggiore del bene, ha i suoi pregi e i suoi difetti, non salva dalla sofferenza, né dalla ricerca di gioia, soddisfazione e appagamento – né più né meno… ma questo è un altro discorso)
3. Le ombre che passano sui muri in scene quasi immobili – prima, dopo e durante – e che dicono molto di più (brividi e fiato sospeso compresi) di qualunque immagine mostrata.
4. Le scene quasi immobili. Punto. [in cui ci si inabissa – perché questo è il tema, in fondo ;-)]
5. I milioni di scene (e inquadrature) di pura poesia visiva (e narrativa): l’incipit con le mummie (c’è migliore lezione di cosa significa: “il modo in cui guardi e riprendi cambia fondamentalmente il carattere della cosa ripresa”?), la scena della peste, tutta, dall’inizio alla fine, nei più piccoli dettagli, l’arrivo delle navi, la fila delle bare, Jonathan a cavallo (di genere, ma che genere!), Jonathan che si libera dalle briciole (eh, grande Bruno Ganz! Una scena e una battuta che in pochi secondi aprono a un seguito infinito)… ma forse farei prima a scrivere quali non lo sono 😉
6. La musica, in anni in cui la New Age e i movimenti neo-ethnic erano ben di là da venire e i Popol Vuh li conoscevamo in tre.

No, non credo proprio che questo film abbia rivali, e non credo affatto che alcuna – proprio alcuna – delle pellicole che hanno affrontato il medesimo soggetto abbia minimamente eguagliato, e tanto meno superato, la bellezza e la grandezza di quest’opera.

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