Muffa

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Muffa

La vita del cinquantenne Besri, impiegato delle ferrovie, è scandita da due gesti ricorrenti. Ogni giorno, l'uomo percorre a piedi 20 chilometri di binari, per controllare che la linea sia in ordine. Inoltre, due volte al mese, scrive alla polizia, chiedendo notizie del figlio Seyfi, scomparso 18 anni prima, appena arrivato a Istanbul per studiare all'università. Besri sa solo che il giovane era stato fermato dalla polizia per presunte attività antigovernative.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Küf
Attori principali: Ercan Kesal, Muhammet Uzuner, Tansu Biçer, Ali Çoban, Cengiz Şahin, Serpil Göral, Orçun Koray Kaygusuz, Elit İşcan

Regia: Ali Aydın
Sceneggiatura/Autore: Ali Aydın
Fotografia: Murat Tunçel
Produttore: Sevil Demirci, Ali Aydın, Cengiz Keten, Jessica Landt, Falk Nagel, Gokce Isil Tuna
Produzione: Turchia
Genere: Drammatico
Durata: 94 minuti

Dove vedere in streaming Muffa

21 Novembre 2013 in Muffa

Il cinema turco sta sempre più facendo parlare di sè e dopo l’ottimo C’era una volta in Anatolia, ora arriva questo girgio e plumbeo Muffa (Kuf) a ribadire una formula vincente perchè capace di mescolare la sfera intimista e riservata dei protagonisti con quella politica e sociologica senza ridurre alla banalità la prima e senza fare della propaganda con la seconda.
In C’era una volta in Anatolia c’erano tre personaggi molto diversi che nel cuore della notte si inoltravano nelle brulle lande turche alla ricerca di un cadavere. Ognuno di loro era metafora di qualcosa, mentre qui il protagonista è uno solo e, sebbene la sua solitudine sia messa ben in evidenza dal suo lavoro (guardiano ferroviario) che lo porta ad affrontare lo stesso percorso attraverso la povertà e la desolazione della sua nazione, una misera radiolina accesa ogni tanto durante i miseri pranzi o la sera, costituisce l’elemento di collegamento con un sistema che lo ha afflitto e continua a ferirlo giorno dopo giorno.
Sembra un uomo rassegnato ma non lo è fino in fondo, continua a combattere la sua battaglia con ostinazione ma senza eccessi, o forse non la vede più come una battaglia ma come un modo per rimanere vicino al suo passato, ad un figlio perso chissàdove, fatto rapire ed ammazzare da un sistema politico che non lascia nulla a chi rimane.
Le contraddizioni ed i dubbi di quest’uomo vengono vissuti fuori casa, al buio di una grotta da cui emerge ogni tanto, lungo i binari di una ferrovia in mezzo all’erba alta, nella più completa osmosi con il paesaggio.
L’unico barlume di speranza per il futuro (e per il presente del protagonista) è il poliziotto (interpretato dallo stesso attore che in C’era una volta era il medico…) che in qualche maniera prova compassione o empatia, riconosce la sofferenza e ne prova rispetto. Un pò come era il medico proprio in C’era una volta in Anatolia…
Il film ha un ritmo giustamente lento, una sceneggiatura scarna come deve essere, ma una regia efficace ed un protagonista perfetto.

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19 Maggio 2013 in Muffa

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Muffa, che in turco tra l’altro si scrive “kuf” e mi sembra una molto buffa parola, è quella che si forma nel cesso di Basri, e parallelamente negli interstizi lasciati all’oscuro della società turca. Basri è questa specie di patatone anzianotto, una specie di turkish Mr. Potatoe. Tra l’altro i turchi sono gli unici che portino ancora così tanti baffi, ma vabbè. Il patatone di mestiere, believe it or not, fa il guardiano dei binari della ferrovia. Proprio nel senso che li percorre e li guarda. Ogni mese scrive a polizia e governo per chiedere che fine abbia fatto il figlio, fatto sparire quasi 20 anni prima per le sue posizioni antigovernative (si capisce che c’entra qualcosa il Kurdistan anche se esplicito riferimento non viene fatto mai). Per questo pure Basri viene ancora regolarmente pestato, interrogato, robe così. Un poliziotto quasi normale finalmente lo aiuta, a recuperare i pietosi resti. Attraverso una burocrazia che non chiede scusa e a cui lui è del tutto estraneo. Perché i due mondi si contrappongono, quello della solitudine e del dolore, oltre che dei binari che percorrono enormi e bellissimi paesaggi turchi, col patatone che li percorre, e quello della polizia, della modernità e degli uffici bianchi; senza muffa. Nel suo mondo Basri è epilettico e provoca la morte di un collega che odia. Ma non importa, e le ferite di cui parla il film sono quelle di un periodo storico in cui la gente veniva fatta sparire e di rese dei conti non ce ne sono state, e la questione la si affronta di lato e si invita tristemente a chiedersi il perché.

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6 Maggio 2013 in Muffa

Introspettivo , lento , con lunghi silenzi e dialoghi rarefatti , insomma un film decisamente sconsigliato a chi ami lo svago e l’azione . E d’altra parte non c’era un altro modo per rappresentare compiutamente la solitudine , lo sconforto , l’angoscia di Basri , un uomo anziano rimasto precocemente vedovo al quale non è rimasto nulla nella vita se non il posto di lavoro , per raggiungere il quale ogni giorno percorre chilometri a piedi lungo le rotaie , ed una vecchia radiolina russa regalatagli dal figlio , e che da diciotto anni invia regolarmente petizioni agli organi governativi per avere notizie appunto del figlio misteriosamente scomparso nella Turchia delle feroci persecuzioni ai dissidenti curdi degli anni ’90.
Un apprezzabile esordio , che è anche un’esplicita denuncia sociale , del giovane e promettente regista Ali Aydin.

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