La grande bellezza

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La grande bellezza

Jep Gambardella è un giornalista che, per anni, è stato un membro imprescindibile della mondanità romana. Compiuti i sessantacinque anni, tenta di comprendere quale sia stato, finora, il senso della sua vita. Golden Globe e Oscar 2014, tra i vari premi ricevuti, come miglior film straniero.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: La grande bellezza
Attori principali: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Franco Graziosi, Sonia Gessner, Giorgio Pasotti, Massimo Popolizio, Luca Marinelli, Vernon Dobtcheff, Anita Kravos, Roberta Cartocci, Lorenzo Gioielli, Giulia Di Quilio, Monica Piseddu, Anna Della Rosa, Luciano Virgilio, Aldo Ralli, Giusi Merli, Dario Cantarelli, Massimo De Francovich, Giulio Brogi, Isabella Ferrari, Roberto Herlitzka, Annaluisa Capasa, Ivan Franěk, Giovanna Vignola, Paolo Mazzarelli, Manuela Gatti, Elisabetta Ventura, Serena Grandi, Margherita Cornali, Lillo Petrolo, Ludovico Caldarera, Maria Laura Rondanini, Francesca Amodio, Francesca Golia, Silvia Munguia, Stefania Barca, Gabriella Belisario, Melania Fiore, Daniele Pilli, Massimo Santangelo, Giorgia Ferrero, Alessia Bellotto, Giulia Maulucci, Caterina Scalaprice, Maria Lovetti, Natalia De Maria, Severino Cesari, Agata Malyszko, Cristina Aubry, Fanny Ardant, Giulio Brogi, Stefano Fregni, Gianpiero Cognoli, Yohana Allen, Mirko Frezza, Piero Gimondo, Leo Mantovani, Giulia Rinallo, Mostra tutti

Regia: Paolo Sorrentino
Sceneggiatura/Autore: Paolo Sorrentino, Umberto Contarello
Colonna sonora: Lele Marchitelli
Fotografia: Luca Bigazzi
Costumi: Daniela Ciancio
Produttore: Nicola Giuliano, Francesca Cima
Produzione: Francia, Italia
Genere: Drammatico
Durata: 142 minuti

Dove vedere in streaming La grande bellezza

Al Ballo Mascherato della Felicità / 3 Febbraio 2019 in La grande bellezza

Perdonate, arrivo in ritardo al ballo mascherato che si è tenuto attorno a questo film. Ma mi è venuta voglia di vederlo solo ora. Non avevo voglia di vederlo per dire la mia opinione così, sulla cresta dell’onda tanto per fare. L’ho messo da parte. E poi me lo sono guardato, e l’ho divorato. Sorrentino ha la capacità di incantarmi quando si mette a girare con la cinepresa, non ci posso fare niente. Certo, lunghezza, complessità non sono punti a favore di questo film. Ma ha fatto parlare di sè nel bene e nel male. Eccome se ha fatto parlare di sè. Ed è curioso perché se c’è una cosa certa, è che questo film criticava proprio, è parlare, di sè. Criticava quelle chiacchiere da salotto, quelle contese da innescare e disinnescare per noia, e quel bla bla bla dell’alta società alla ricerca di una bellezza da idealizzare per ogni artista o presunto tale.
Si parla d’arte ma l’arte non è immagine padrona. I veri padroni sono i bulimici di arte, che la raccontano, che la spiegano e che non la capiscono. Carrellata e dettagli, bestiario umano variegato, a volte misero ma mai messo alla sbarra e giudicato colpevole. Squallido certo, ma parte dell’esistenza inevitabile.
E poi sovrana svetta tra tutti la nostalgia per il passato, per le scelte. Nostalgia canaglia o nostalgia padrona, è unica vincitrice della cultura occidentale, dai tempi di Ulisse di ritorno da Itaca.
Si parla di una vita stantia che sa di vecchio. Una cultura stantia che sa di morto. Non mi stupisce che il passo successivo di Sorrentino sia stato Youth a questo punto. Youth era un film anche più bello forse rispetto alla Grande Bellezza, ma era meno incisivo, meno magnetico, più facile da ignorare.
Adesso a distanza di qualche anno, mi viene da chiedermi che fine abbiano fatto tutte quelle polemiche sulla Grande Bellezza, tutto quel chiacchiericcio superfluo ecco. Non credo perlomeno che su Niente Popcorn ci sia altro film con 60 recensioni tutte insieme, e poi null’altro. Ti da da pensare….

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Pretenzioso e vuoto / 6 Febbraio 2018 in La grande bellezza

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Penso siano gli aggettivi che meglio possano descrivere questo film.
Accanto a una fotografia esteticamente molto gradevole ma spesso esagerata e troppo surreale per il genere di film (questo stile che va di moda negli ultimi anni: saturazioni assurde, luci surreali, scenari esteticamente meravigliosi totalmente lontani dlla realtà), troviamo personaggi inconsistenti, senza passato né futuro.
Storie che si intrecciano, tutte accavallate sull’unica “star” del film: Servillo. Che ha saputo anche in questo caso portare a casa le lodi, anche in questo personaggio, grazie alla sua mimica e alla sua recitazione.
Tuttavia questo non basta, troviamo un arraccante personaggio secondario interpretato da Verdone, che tenta di fare la parte dell’amico dell’eroe, non riuscendoci e abbandonando il campo a fine film senza un motivo vero e proprio. Una Ferilli non del tutto in forma, che termina la sua parte come in un singulto, come il canto del cigno di una bellezza femminile che si avvia verso la mezza età.
Altri personaggi privi di consistenza si susseguono in scene spesso scollegate tra loro o estremamente misteriose alla comprensione, come se dietro a tutto questo film ci fosse tanto di più, tanto da raccontare che al pubblico viene misteriosamente celato.
Allora aspettiamo pazienti la fine del film, per tirare le somme e vedere cosa pensare di questo tanto decantato “capolavoro italiano” e riuscire a dare un senso alla trama.
Così mentre tutto si fa inspiegabilmente più grottesco e sempre più lontano dal resto del film, Servillo ci regala un grande discorso, presentato in maniera magistrale, con voce pacata e cadenzata, quasi che ci stesse spiegando il significato stesso dell’esistenza sulla terra, quando in realtà non sta dicendo niente di trascendentale, ma solamente banalità imbellettate in un discorso lungo e borioso, quasi a sussumere l’essenza stessa del film.

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Attraente e sfacciato / 14 Settembre 2017 in La grande bellezza

Ora che il clamore su quest’opera è passato, ora che tutti gli italiani tranne il sottoscritto l’avevano già visto e le chiacchere post Oscar si sono affievolite fino a sparire del tutto… Mi sono visto serenamente il film su Netflix 😛
Avevo un forte pregiudizio su Sorrentino e sul film, lo ammetto. Mi ero un po’ adeguato all’immagine stereotipata di lui come un regista dalle mirabolanti premesse (e in effetti Le conseguenze dell’amore mi era piaciuto parecchio) poi disattese (Il Divo è uno dei film più noiosi che abbia mai visto). Questo film, tributario in maniera forse troppo sfacciata di Fellini (non solo la Dolce Vita, anche 8 e 1/2 come nella scena in cui il protagonista si disseta a una fontana davanti a una visione di un bianco accecante) presenta il mondo di quella Roma vip, sballata e sbarellata con colori accesi – la fotografia di Bigazzi è sfrontata, forse banale ma indubbiamente fascinosa – e una sceneggiatura che si atteggia un po’ troppo a pazzeriell’. L’italico divo Servillo gigioneggia come un pavone – Mastroianni sta a a distanze siderali, chiaro – attirando attorno a sè il popolo inebetito e depresso, tra i quali fanno bella figura la Ferilli e Verdone. Insomma, come dire, mi aspettavo di stoppare il film e invece me lo sono visto tutto; c’è qualcosa di attraente nella sua imperfezione e nella sua sfacciataggine.

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Il potere di trasmettere / 13 Febbraio 2017 in La grande bellezza

Sorrentino prende un banale ma allo stesso tempo indecifrabile personaggio per raccontare la sua sensibilità per la vita, le sensazioni e i sentimenti che dettagliatamento egli percepisce.
Si chiama Jep Gambardella, il protagonista, un semplice mondano, anzi il re dei mondani, che vive tutti i giorni nella roma che conta, circondato da grandi nomi.
Jep è uno scrittore che ha perso l’ispirazione, e cerca tutti i giorni di trovarla, si annoia ma la sua noia lo porta a esaltare tutti i dettagli della sua quotidianità, che se pur sregolata e impressionante ai suoi occhi sembra monotona.
Sorrentino in questo film tratta argomenti esistenziali tramite personaggi al baratro della società.
La morte, la curiosità, la spiritualità e la bellezza, quella che tutti cercano non rendendosi conto che la hanno sotto gli occhi.
Infine giunge alla conclusione più sottile e cruda della sua percezione, la finzione, quella che porta l’uomo a distinguersi dagli animali.
Perchè l’homo sapiens è l’unico essere nella terra capace di parlare di cose che non esistono, come le divinità, le leggi e l’ego, basando se stesso e tutto ciò che lo circonda intorno a questa menzogna.
Con le sue immagini e un suono inarrivabile comunica.
Con il suo solito tocco mistico e blasfemo.
10.
Un’esperienza visiva senza precedenti

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Uno dei miglior film italiani degli ultimi 20 anni / 24 Novembre 2015 in La grande bellezza

Signore e signori, ci tenevo molto a vedere e commentare questo nuovo lavoro di Paolo Sorrentino, uno dei più bravi registi Italiani in circolazione (se non il migliore), un regista che film dopo film è (quasi) riuscito a farmi stare tranquillo su una cosa: il film sarà più o meno bello, ma almeno sarà sicuramente interessante! De “La Grande Bellezza”se n’è parlato (nel bene e nel male) moltissimo, un film che rappresenterà l’Italia agli oscar 2013 e che ci ricorda che nel nostro paese è ancora possibile fare un Film con la “F” maiuscola se si ha coraggio di fare certe scelte che, per rigor di logica, non potranno accontentare tutto il pubblico italiano (pazienza), ma che sicuramente danno una sferzata di energia all’agonizzante cinema italiano, un po’ come un fagiolo di Balzar, chi ha visto l’anime giapponese “Dragon Ball” capirà.
Dopo questa breve introduzione parliamo del film:
Il film comincia (tralasciando i primissimi minuti) mostrando i festeggiamenti per il compleanno dell’amico di tutti, il grande ed unico Jep Gambardella (Toni Servillo), uno scrittore sessantacinquenne famoso per aver pubblicato un solo romanzo: “L’apparato Umano” scritto quarant’anni prima. Dopo aver ottenuto il successo realizza il suo sogno, trasferirsi nella capitale dove oltre a fare il giornalista a tempo perso ed attendere l’ispirazione per un nuovo potenziale romanzo, comincia a condurre una vita mondana all’insegna di festini notturni , in cui si riunisce con vari personaggi, amici della Roma bene, tra cui Romano (Carlo Verdone) un vecchio amico ed autore teatrale un po’ sfigato sfruttato da una donna a cui Romano fa la corte da tempo immemore senza mai essere ricambiato; Lello (Carlo Buccirosso), commerciante di giocattoli dalla dialettica sciolta ed arrapamento cronico, che ogni sera sbava su una donna diversa mormorando sibillino durante la danza: “te chiavass!”; Viola (Pamela Villoresi), ricca borghese con figlio mentalmente instabile annesso; Stefania (Galatea Ranzi), scrittrice cinquantenne arrivata a pubblicare 11 romanzi grazie alla “vicinanza” con il capo del partito (non si specifica quale), infine Dadina (Cristina Aubry), la caporedattrice nana del giornale per cui Jep saltuariamente scrive. Gente ricca e nullafacente a cui piace ballare, “fare trenini” , tirare cocaina e fare le sei di mattina parlando di argomenti vacui e superficiali, totalmente avulsi dalla realtà odierna. Tutti chiedono a Jep quando scriverà il prossimo capolavoro e lui, disilluso, durante un ennesimo festino a casa sua, confidandosi alla cameriera afferma lapidario:” Ma l’hai vista sta gente? Sta fauna? Questa è la mia vita, non è niente, Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente e non c’è riuscito, ci posso riuscire io?!?!”. Questa dichiarazione vale tutto il film…
Dopo aver saputo da un amico che la sua prima fidanzata è morta, lasciando un diario in cui c’è scritto che lo ha sempre amato, Jep comincia a vedere la vita sotto un altro punto di vista, ponendosi domande mai poste prima e chiedendosi se è davvero felice. Da quel momento incontrerà vari personaggi: dalla spogliarellista quarantenne (Sabrina Ferilli) all’illusionista Arturo che fa scomparire le giraffe (Vernon Dortcheff) , personaggi più o meno surreali, che lo porteranno ad una evoluzione personale e (forse) definitiva.
La regia di Sorrentino è assolutamente perfetta e curata maniacalmente in ogni dettaglio , il film scorre bene pur avendo qualche momento di lentezza nella seconda parte, niente di grave comunque. L’ottima fotografia del fido Luca Bigazzi ci mostra una Roma splendida e onirica, quasi felliniana, così carismatica da rivaleggiare con Jep per il ruolo di protagonista. La sceneggiatura e i dialoghi sono il pezzo forte di questo film, vi innamorerete delle elucubrazioni filosofiche di Jep ed il modo in cui intrattiene i suoi amici e spesso li “smonta” con eleganza, la scena del terrazzo in cui Jep in 2 minuti manda K.O verbale Stefania è spassosa e M-a-g-i-s-t-r-a-l-e. La colonna sonora di Lele Marchitelli, che alterna brani festaioli e leggeri ad altri solenni e rilassanti è azzeccatissima e dà quel tocco in più d’eleganza alla pellicola, il che non guasta.
Le interpretazioni di TUTTI gli attori sono sopra la media, spicca su tutti l’ormai affidabilissimo Toni Servillo (miglior attore italiano per me), che con la sua mimica facciale e la sua voce serafica e pacata, leggermente dialettale riesce a incarnare perfettamente il personaggio eccentrico di Jep Gambardella donandogli un carisma e un fascino che mi fa affermare tranquillamente che ci ricorderemo di questo personaggio anche tra 50 anni. Quando un attore riesce a non farti immaginare il suo personaggio interpretato da qualunque altro attore… beh, vuol dire che ha centrato l’obiettivo e l’attore ed il personaggio si fondono in un unico essere. Carlo Verdone si dimostra sempre all’altezza della situazione anche interpretando un ruolo minore, il suo personaggio (Romano) è forse atipico rispetto agli altri “amici” di Jep, lui almeno un cuore ce l’ha! Una bontà innata (forse troppa), dei sentimenti puntualmente mai ricambiati che lo porteranno a una delusione cocente verso Roma, capendo che forse la città eterna gli ha più tolto rispetto a quello che gli ha dato. Da segnalare anche una buonissima interpretazione di Sabrina Ferilli nel ruolo di una spogliarellista quarantenne (Ramona) che lavora in un locale gestito da suo padre, amico di Jep. Il padre odia vedere la figlia ancora fare questo lavoro alla sua età e soprattutto non capisce dove finiscano tutti i suoi introiti, tanto che in una stupenda conversazione Jep gli chiede: ” Ma che compra la droga ?” e la risposta è : “Ma magari! Almeno avremmo n’interesse in comune!” . Ramona è una bella donna, ma diffidente verso gli uomini perché durante la sua vita nessuno di loro ha voluto altro da lei che il suo corpo. Jep invece nutre una certa “curiosità umana” verso di lei e questo la coglie davvero impreparata. Da segnalare anche la presenza del cardinale Bellucci (Roberto Herlitzka) che pensa più a cucinare e (soprattutto) ad illustrare le ricette ed i suoi manicaretti ai suoi ospiti, preoccupandosi più della loro pancia che della loro anima; critica da parte di Sorrentino ad una chiesa moderna troppo assente e troppo lontana dal proprio ruolo originario, assorbita anch’essa da una mondanità esagerata e sbagliata.
In conclusione non posso che invitare TUTTI, nessuno escluso, a vedere e rivedere questo splendido film di Paolo Sorrentino, affresco (purtroppo) reale di una città e di una popolazione moderna in avanzato disfacimento psicofisico. Potrà piacervi, potrà non piacervi, ma un opera di questo tipo DEVE essere visionata senza sé e senza ma.

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