Commedia perturbante / 7 Dicembre 2023 in Baciami, stupido

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Per quanto possa aver colto la critica mossa all’ipocrisia della società maschilista, puritana e benpensante, ho trovato il soggetto (tratto da un’opera teatrale italiana, L’ora della fantasia di Anna Bonacci, 1944) e lo sviluppo di questo film di Wilder molto sgradevoli, il che, purtroppo, ha inficiato il mio apprezzamento generale del film che, pure, mi ha divertito per alcuni dettagli di colore (in particolare, la rappresentazione della vita nel nulla, tra cactus allusivi e galline razzolanti).

Il personaggio di Dino (Dean Martin, praticamente nel ruolo di se stesso) è decisamente volgare e perturbante: la sua presenza nella casa degli Spooner ha un che di malefico e l’incapacità fisica di Polly/Zelda (Kim Novak) di allontanare dal proprio corpo i tentacoli di quell’uomo è -per lo spettatore che assiste a una lunga serie di molestie sessuali e, infine, a una vera violenza- avvilente.

Polly la bomba (“The Pistol”, nella versione originale) e Zelda la caramella (“The Lambchop”, la costina d’agnello) sono donne che, nell’immaginario maschile del film (e non solo), sono prototipi e oggetti, sfruttati o deificati, a seconda dei casi, ma concepiti dai maschi come accessori, strumenti o balsami (a Dino, viene mal di testa, se non fa sesso con una ragazza tutte le notti, con quale o se in modo consensuale, non importa).

Nonostante che li sottoponga a prove difficili e svariate umiliazioni, in genere, Wilder tende ad amare i suoi personaggi femminili, soprattutto quelli sfortunati, come Polly (o Irma la dolce, o Zucchero Kandinsky, o Fran, per dirne qualcuno della sua filmografia), mentre deride apertamente quelli maschili, spesso grotteschi, che, non a caso, qui, sono “stupidi”, perché, paternali, patriarcali e misogini quali sono, hanno una visione del mondo limitata (peraltro, il protagonista maschile, Orville Spooner, non ha capito un accidente dello scambio di coppie e della personalità delle donne perno della storia).

Mio sollazzo: qui, la Novak sembra una (voluta) caricatura della Monroe (o, meglio, dei personaggi cinematografici della Monroe, se non di quello reale e pubblico) e mi fa particolare specie pensare che il suo vero nome sia proprio Marilyn (e non Kim).

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