Paludi, paludi, paludi / 6 Novembre 2012 in L'infanzia di Ivan

Capita di non entrare in sintonia con un film. Mi è successo con questo celebrato lungometraggio d’esordio di Tarkovskij, film stagnante fino ad essere palustre, onirico e fin troppo ricercato nelle inquadrature, di un ossessivo simbolismo.
Il soggetto è duro e necessario – i bambini in guerra, quale orrore… – e la regia mostra innegabili picchi artistici (penso ai continui rumori di fondo, i razzi segnaletici che illuminano la nebbia, i paesaggi lunari e devastati) come anche luoghi comuni abbastanza usurati (ancora il vecchio eremita pazzo che vive in una bicocca, ennò, mo’ basta). Vi è perfino una certa semplicità di fondo; la tragica storia del bimbo cresciuto troppo in fretta termina con la visione di un giocoso acchiapparella sulla spiaggia, una felicità perduta o meglio strappata dall’orrida guerra. Ma seguire questo (pur breve) film costa una fatica da intenditori, da sospirosi fanatici del dettaglio; sarà colonizzazione culturale hollywoodiana la mia, boh, può darsi.

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