Il labirinto del silenzio

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Il labirinto del silenzio

Un giovane pubblico ministero tedesco aiutato da un anarchico tenta di portare alla luce i segreti sullo sterminio nazista occultati dalle alte sfere della Germania.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Im Labyrinth des Schweigens
Attori principali: Alexander Fehling, André Szymanski, Friederike Becht, Johann von Bülow, Hansi Jochmann, Robert Hunger-Bühler, Gert Voss, Johannes Krisch, Peter Cieslinski, Josephine Ehlert, Elinor Eidt, Christian Furrer, Thomas Hessdörfer, Andreas Manz-Kozar, Robert Mika, Tim Williams, Hartmut Volle, Udo Suchan, Werner Wölbern, Lukas Miko, Timo Dierkes, Mathis Reinhardt, Michael Schernthaner, Fritz Scheuermann, Teresa Rizos, Susanne Schäfer, Stefan Wilkening, Lisa Martinek, Till Weinheimer, Martin Rentzsch, Victor Tremmel, Giordano Tavor Matos, Ercan Öksüz, Michelle-Ellen Jancik, Ricarda Klingelhöfer, Ellen Schulz, Stephan Staudt, Florian Riedl, Igor Kljujic, Rouven Blessing, Sascha Hartmann, André Kolbe, Franziska Junge, Mostra tutti

Regia: Giulio Ricciarelli
Sceneggiatura/Autore: Giulio Ricciarelli, Elisabeth Bartel
Colonna sonora: Sebastian Pille
Fotografia: Martin Langer, Roman Osin
Costumi: Aenne Plaumann
Produzione: Germania
Genere: Drammatico, Storia
Durata: 122 minuti

Dove vedere in streaming Il labirinto del silenzio

Ieri ed oggi / 23 Gennaio 2022 in Il labirinto del silenzio

Qualcuno ha scritto che : “la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa”. Dissentiamo: la Storia, l’aveva intuito Schopenauer, è un’iterazione dei soliti orrori ed errori… in un crescendo rossiniano, si può aggiungere. Nel film alcune vicende rimosse, risalenti alla Seconda guerra mondiale, riaffiorano con il loro carico di brutalità ed ipocrisia, grazie alla tenacia dei protagonisti, forse troppo idealizzati come edulcorata è l’immagine proposta della giustizia riparatrice.

Comunque la trama, con la queste della verità, funziona anche con la propaggine delle esperienze personali. Il rischio è quello di gettare luce sul passato, dimenticando le ombre del presente, non meno inquietanti, benché nascoste dietro la maschera della “democrazia”.

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Ottimo debutto, film solido / 26 Gennaio 2017 in Il labirinto del silenzio

Primo lungometraggio per l’italiano Giulio Ricciarelli. Il film è stato prodotto in Germania. Tedesca è anche l’ambientazione e i fatti (veri), siamo infatti nella Germania Ovest del 1958. Un giovane avvocato della procura di Francoforte lavora su casi di scarso interesse. Un giorno però si imbatte in un giornalista che era venuto a protestare contro la presenza di un professore che era stato parte delle SS. I due diventano amici e il giornalista fa rendere conto al procuratore che in Germania, la gente non sa o -soprattutto- non vuol sentire parlare dei crimini legati al nazismo. Persino una parola come Auschwitz sembra non smuovere niente. I due hanno anche un amico che era stato internato: anch’esso non vuole parlare della sua storia. Una sera riescono ad entrare in possesso di documenti di vitale importanza riferiti proprio ad Auschwitz e riportanti i nomi di ufficiali e soldati delle SS che avevano svolto lì i loro crimini. Chiaramente in Germania sarebbe vietato per gli ex membri delle SS di prendere parte a qualunque carica pubblica, ma lo stato, come presto si renderà conto il giovane, sembra proprio intenzionato a voler gettare un velo di silenzio e di omertà su queste persone. Lui però è determinato, in contatto con gli americani lì di stanza riesce ad ottenere i fascicoli relativi a tutte le SS di Auschwitz: sostenuto praticamente solo dal procuratore generale Frtiz Bauer comincia così una lunga indagine che porterà all’arresto di numerosi criminali nazisti. Ma non sarà per nulla facile: con il famigerato Mengele, ad esempio, il “labirinto del silenzio” della Germania si mostrerà eccome, e non riuscirà mai a processarlo. Il suo lavoro comunque, portò all’importante processo di Francoforte, dove vennero incriminati diversi nazisti e grazie al quale la Germania cominciò col tempo a smettere di non voler guardare al passato facendo finta o addirittura negando ciò che è avvenuto. Un film davvero interessante, ben diretto e molto bello. L’argomento reale come sempre ha una bella presa, soprattutto in questo caso: si vedono moltissimi film sul nazismo, ma non se ne vedono moltissimi su altre facce della vicenda, come appunto quella di come si pose la Germania sulla questione nel dopoguerra. Nel cast onestamente non ho notato nessun volto noto, magari sono anche io che conosco poco il cinema tedesco, ma devo dire che tutti, specie il protagonista, se la cavano molto bene. Per concludere un plauso al regista Ricciarelli, al suo primo film, e speriamo che continui su questa buona strada.

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Interessante ricostruzione / 3 Novembre 2016 in Il labirinto del silenzio

Un’interessante ricostruzione – inusuale per il pubblico italiano – della Germania uscita da poco dalla Seconda Guerra Mondiale, in cui i crimini nazisti rischiano di essere dimenticati sotto una coltre di complicità e di voglia di passare oltre. Forse troppo idealizzata la figura del protagonista, vero cavaliere senza macchia e senza paura; ma nel bel finale l’idealismo rischia per un attimo di trasformarsi in cinico nichilismo. Per finire con una nota di frivolezza, è impressionante la somiglianza di Friederike Becht (Marlene) con l’attrice Rose Byrne.

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interessante ma forse debole / 23 Aprile 2016 in Il labirinto del silenzio

Sarebbe più un 6 e mezzo più che un sette.
Il punto debole è forse la parte tecnica, sembra un film tv molto ben fatto più che un film per il grande schermo.
Il film affronta due temi scottanti che forse avrebbero potuto essere sviluppati meglio, oltre a ricordare che ogni paese sconfitto vuole dimenticare le ragioni della disfatta (cosa che non è successa solo in Germania ma in Spagna e in certa misura anche in Italia e in altri paesi), con i giovani che nulla sanno del passato e gli adulti che invece cercano di nasconderlo per varie ragioni (non sempre sbagliate).
Il secondo invece riguarda il processo vero e proprio, ovvero la responsabilità dei singoli criminali che non sempre dovevano “eseguire” gli ordini ma semplicemente si divertivano a distruggere un altro essere umano. E’ una discussione forse in punta di fioretto ma mi sarebbe piaciuto fosse stata affrontata in maniera più incisiva.

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Una fiction tv, ma anche tosta / 16 Febbraio 2016 in Il labirinto del silenzio

Un neoavvocato tedesco annoiato decide di processare i nazisti. Nazisti che la Germania, a 15 anni dalla fine del Reich, sono ancora parte del tessuto sociale tedesco e nessuno vuole parlarne.

Prodotto di qualità televisiva, che stinge il dramma con una storiella romantica. Ma il dramma rimane: la Germania che cerca di riprendere a vivere nonostante il senso di colpa insostenibile, intervistando i superstiti di Auschwitz, nome che per i tedeschi non aveva ancora alcun significato.

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