Dieci anno dopo Dallas, la teoria cospirativa sulla morte di JFK arriva al cinema / 27 Marzo 2016 in Azione esecutiva

A dieci anni di distanza dai fatti di Dallas, lo sceneggiatore Dalton Trumbo, una delle vittime illustri di Hollywood durante la caccia alle streghe maccartista, metteva su copione una delle tante teorie cospirative sulla morte di John Fitzgerald Kennedy, biasimando implicitamente l’operato della Commissione Warren, che aveva fornito la ricostruzione ufficiale dell’assassinio, addossandone la responsabilità al solo Lee Harvey Oswald, a sua volta ucciso due giorni dopo i fatti di Dallas da Jack Ruby.
Il regista David Miller mischia documentario (in bianco e nero) e finzione (a colori) che si amalgamano più che discretamente, dando una buona impressione di verosimiglianza.
A differenza del più celebre JFK di Oliver Stone (che arriverà quasi vent’anni dopo) il film non si limita a presentare la teoria della cospirazione in modo vago, bensì fornisce – con innegabile audacia – una ricostruzione precisa, ancorché ipotetica, di come siano potute andare le cose: ciò è insieme il suo pregio ma anche il suo limite ed infatti il film (una produzione a basso costo) non ebbe un grande successo, cadendo poi nell’oblio dopo qualche anno e, ancor di più, dopo l’uscita dei più rigorosi film successivi sull’argomento.
Non male la colonna sonora, mentre gli interpreti (tra cui due pezzi grossi come Burt Lancaster e Robert Ryan, al suo ultimo lungometraggio) non sembrano particolarmente convinti, a parte forse soltanto l’attore non professionista nel ruolo del sosia di Oswald (quello che, secondo la teoria propugnata dal film, sarebbe stato mandato a Dallas per incastrare il vero Oswald, prima dell’arrivo di quest’ultimo nella città texana).

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