Escape from Tomorrow

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Escape from Tomorrow

Jim White viene licenziato telefonicamente dal suo capo, mentre si trova in gita con la famiglia a Walt Disney World, in Florida. Jim decide di non comunicare la notizia alla moglie, per non rovinare il divertimento ai suoi cari, ma la sua vacanza si trasformerà presto in un vero incubo.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Escape from Tomorrow
Attori principali: Roy Abramsohn, Elena Schuber, Katelynn Rodriguez, Jack Dalton, Danielle Safady, Annet Mahendru, Lee Armstrong, Kimberly Ables Jindra, Trey Loney, Amy Lucas, Alison Lees-Taylor, Jakob Salvati, Mark Able, Anthony Oporta, Alexis Ottier, Clifton Perry, Rebekah Cobaugh, Gina Groce, Eli Jane, Amy Bloom, Kurt Yamamoto, Mike Fujimoto, David Oh, Justin Shilton, Zach Pierce, Douglas Vanlaningham, Zan Naar, Stass Klassen, Marcell Rentemeister, Noa Geller, Mike Dolan, Rob Mervin, John David Denison, Rob Clark, Bernadett Belinda York, Lia Moore, Stephen Fode, Tim Bearden, Erik Saari, Nikita Bogolyubov, Edgar Pevsner, Trent Busenitz, Joshua Salvati, Annabella Salvati, Trevor McCune, Gabriella Pastore, Rikki Valentina, Randy Moore, Mostra tutti

Regia: Randy Moore
Sceneggiatura/Autore: Randy Moore
Colonna sonora: Abel Korzeniowski
Fotografia: Lucas Lee Graham
Costumi: Gara Gambucci
Produttore: Gioia Marchese, Soojin Chung
Produzione: Usa
Genere: Horror, Fantascienza
Durata: 90 minuti

Dove vedere in streaming Escape from Tomorrow

Escape from Tomorrow: non-luoghi e leggende metropolitane / 27 Marzo 2015 in Escape from Tomorrow

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

(Riflessioni sparse)

Angoscioso e disturbante, il delirante film di Randy Moore sembra portare sul grande schermo gli assiomi della teoria dei non-luoghi di Augé che, riferiti in particolare a Disneyland, parlano di spazi apparentemente pianificati per il divertimento dei bambini, ma che, in realtà, sono stati pensati in ogni minimo dettaglio per una fruizione alienata da parte degli adulti.
È evidente fin dalle prime battute del film, infatti, che i due bambini protagonisti, a prescindere dalle proprie inclinazioni e caratteri (invero introversi e piagnucolosi), non sembrano divertirsi davvero, nonostante le fantastiche giostre a loro disposizione e la presenza dei personaggi dei loro cartoni animati preferiti: genitori e figli rappresentano coppie di “monadi galleggianti” da un’attrazione all’altra, spinte fuori dall’albergo solo perché il (presunto) divertimento è d’obbligo.

L’identità delle persone che si muovono come ospiti all’interno del parco è letteralmente azzerata dall’imperativo che fonda l’universo di Disneyworld, secondo cui, varcata la soglia, ogni pensiero legato al mondo reale deve essere abbandonato. Nelle ultime sequenze del film, viene mostrato esattamente l’istante in cui scocca questa “magia” e, alla luce di quanto si è appena visto nella pellicola, pare di assistere ad una mattanza cerebrale collettiva.

Complice un bianco e nero oppressivo e cupo che sottrae al parco di divertimenti qualsiasi barlume di poesia o di aura favolistica trasformandolo in uno spazio onirico essenzialmente pauroso, l’esperienza allucinata del protagonista coinvolge immediatamente lo spettatore, disorientato quanto colui che arranca in scena. Se il presupposto dell’architettura fisica e sensoriale del parco è quella di illudere chi lo attraversa di avere a che fare con una situazione monitorata, rassicurante in virtù della sua efficienza, il film mostra il lato oscuro di questa pianificazione estrema che, sottilmente, sottrae al fruitore qualsiasi scampolo di libertà.
I pensieri del protagonista, incapaci di fluire autonomamente, si incanalano in direzione di alcune ossessioni, come il sesso, o in comportamenti meccanici, come il consumo smodato di cibi e bevande o l’acquisto di gadget inutili.

La folla è onnipresente, ma -vista anche la tecnica corsara con cui sono state realizzate le riprese- è quantomai mera e soffocante tappezzeria in movimento.
Alcuno interagisce con qualcuno: ogni nucleo famigliare, pur esploso, si relaziona solo con i membri costituenti, quindi al proprio interno, generando con i componenti delle altre aggregazioni solo conflitti verbali e/o fisici.

La molteplicità di sottotrame create all’ombra della vicenda principale (la pandemia circoscritta al parco, la rapitrice di bambini seriale con un passato da figurante, l’esistenza di un reparto tecnico segreto, le principesse Disney impersonate da prostitute, ecc.) è un’impressionante sequela di leggende metropolitane che acuisce il senso di surrealtà della storia. Miti generati dalla paura che l’incontrollabile, teoricamente impensabile in un (non) luogo del genere, possa squarciare il velo di incoscienza indotta dei visitatori.

Sovviene, poi, un ultimo incongruente pensiero: e se, all’estremo, si trattasse “solo” degli ultimi guizzi dei neuroni del protagonista? La rapitrice seriale gli domanda se ha mai visto una testa decapitata e, forse non a caso, viene riproposta la sequenza iniziale del film in cui si vede uno dei treni del parco infilarsi in una galleria: viene inquadrata la testa bruna di un passeggero, forse il protagonista, poi si sente un rumore tra il metallico ed il sordo. La testa del passeggero ha battuto contro qualcosa? Le norme di sicurezza del parco non sono riuscite ad evitare un terribile e sanguinoso incidente?
Ciò che segue, quindi, è il sogno distorto di una testa mozzata?

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Questo Film…Esiste? / 8 Marzo 2015 in Escape from Tomorrow

Jim ha appena perso il lavoro. Viene a saperlo durante una vacanza di piacere a Disneyland, dove si trova assieme alla consorte rompicogli**i, il figlio Creepy e la figlia tuttalagne. In questo quadro a dir poco nauseante, Jim incomincia ad avere allucinazioni causate da una matta voglia di scopare, al comportamento imprevedibile del figlio maschio, e alla presenza di alcune Teenagers francesi in visita al parco. La smania di Jim per queste due “bambine” diventa forte a tal punto da mettere a repentaglio la sua figura di Padre e tutore, generando eventi che lo sfiduciano agli occhi dei Figli, e della moglie.
Sebbene la qualità del Film possa ingannare, il senso di disturbo che genera nella mente dello spettatore è davvero forte. Il Film è una palese satira nei confronti della Walt Disney e dei suoi messaggi subliminali, delle “sbagliate modelle” per i bambini e della loro smaniosa retorica bigotta. Il Film segue molte sottotrame ai limiti del paranormale (o dell’assurdo) intendendo la voglia di Jim e dell’uomo medio sull’evasione dalla realtà, dalla routine, in cerca di nuove esperienze ed emozioni. La difficoltà che ha il subconscio di Jim a reggere il confronto con la realtà delle cose però, crea allucinazioni che variano dalla Pedofilia al complesso di Edipo, passando dalle minacce sullo “sci-fi” alle epidemie mortali (l’influenza dei gatti). Questo turbinio di eventi, mostra la sua natura, e che in fondo è anche la nostra.

Escape From Tomorrow è un Film eccentrico e curioso anche per la sua produzione, in quanto il regista Randy Moore ha girato l’intero Film abusivamente all’interno di Disneyland mediante l’utilizzo di Iphone e videocamere nascoste. E le poche scene che non è riuscito a girare arrivano direttamente dal Green Screen. Questo mix di inquadrature e questo stampo “MI-SEX” della pellicola, creano un cocktail letale che unisce il genere Camrec a quello della Regia Lynchiana (e dei suoi archetipi), attraversando la psiche dello spettatore come una lama a doppiotaglio.

Questo non è un Film per tutti, va compreso e carpito in tutte le sue finezze. Ma la qualità (con i mezzi a disposizione) finale raggiunta dopo il montaggio, va ben oltre le aspettative preposte basatesi sul sentito dire. Occhio all’influenza Felina.

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