Black Mirror - 15 milioni di celebrità

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Black Mirror - 15 milioni di celebrità

In un futuro non meglio precisato, il lavoro, svolto esclusivamente da giovani adulti, consiste nel pedalare ad una speciale cyclette: l'energia fisica spesa nell'azione viene convertita in una serie di crediti grazie ai quale è possibile acquistare cibo, saponi, accessori per il proprio avatar e programmi televisivi. Tra gli show di maggiore successo, c'è un talent, Hot Shot, a cui i lavoratori aspirano partecipare. Per accedere alle selezioni, però, occorre pagare quindici milioni di crediti, una cifra non indifferente.
Stefania ha scritto questa trama


Produzione: Gran Bretagna
Genere: Drammatico, Fantascienza

Dove vedere in streaming Black Mirror - 15 milioni di celebrità

Lo specchio della società / 17 Agosto 2018 in Black Mirror - 15 milioni di celebrità

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

“15 milioni di celebrità” è ambientato in un futuro distopico in cui le persone vivono senza contatti col mondo esterno, col mondo reale. La loro unica realtà è quella virtuale e il loro unico scopo è guadagnare “merits” che si ottengono solo pedalando cyclette.
La loro vita è completamente immersa nei programmi spazzatura trasmessi: ‘distrattori’ che hanno lo scopo di assopire la mente, controllare e omologare gli individui.
Omologazione però non significa uguaglianza, anzi il loro mondo è fortemente gerarchizzato e chi non riesce a stare al passo, viene deriso e umiliato.
Le persone perdono la loro umanità e si riducono a corpi vuoti senza ambizioni, il massimo a cui possono aspirare è partecipare a un talent show. Questo sembra essere l’unica via di uscita ma solo partecipare costa 15 milioni di merits. Il protagonista Bing decide di donarli a una ragazza: lei è l’unica che sembra avere ancora un briciolo di realtà, purezza, personalità in un mondo dove tutti sono ridotti a una massa grigia indistinta.
La ragazza si presenta al programma dove fa una delle migliori performance canore di sempre, ma i giudici non sono interessati alla sua voce bensì al suo corpo o meglio alla sua mercificazione. La ragazza pur di non continuare a vivere una vita senza senso, accetta di ‘vendersi’ diventando un’attrice porno.
Bing rimane così l’unico e l’ultimo a essere fuori dal sistema. Un giorno decide di ribellarsi e dopo aver sofferto la fame per guadagnare nuovamente i merits necessari, si presenta al talent show. Inizia a ballare finché non tira fuori una scheggia minacciando di uccidersi se non lo lasciano parlare. È questo il cuore dell’episodio:
« Io non ho preparato proprio nessun discorso, non ci ho neanche provato. Volevo solo riuscire ad arrivare fin qui per farmi ascoltare da voi. Per costringervi almeno una volta nella vostra vita ad ascoltare davvero qualcuno invece di starvene lì a far finta di farlo.
Vi accomodate a quel tavolo, guardate verso questo palco e noi ci mettiamo subito a ballare, a cantare, come dei pagliacci. Per voi non siamo delle persone, voi non ci vedete come degli uomini quando siamo qui ma della merce. E più siamo falsi e più vi piace perchè è la falsità l’unico valore ormai, l’unica cosa che riusiciamo a digerire..
Anzi no! Non l’unica, il dolore e la violenza: accettiamo anche quelli.
Attacchiamo un ciccione ad un palo e iniziamo a deriderlo perchè crediamo sia giusto. Noi siamo quelli ancora in sella e lui è quello che non ce l’ha fatta “ahah che scemo!“. Siamo talmente immersi nella nostra disperazione che non ci accorgiamo più di nulla. Passiamo la nostra vita a comprare caz**te. Tutto quello che facciamo, i nostri discorsi, sono pieni di caz**te. “Insomma sapete qual è il mio sogno? Il mio sogno più grande è comprare un cappello per il mio avatar“: una cosa che neanche esiste! Desideriamo stronzate che neanche esistono! E siamo stufi di farlo. Dovreste darci voi qualcosa di reale ma non potete, giusto? Perchè ci ucciderebbe. Siamo talmente apatici che potremmo impazzire, c’è un limite alla nostra capacità di meravigliarci. Ecco perchè fate a pezzi qualunque cosa bella che vedete, e solo a quel punto la gonfiate, la impacchettate e la fate passare attraverso una serie di stupidi filtri finchè di quella cosa non rimane che un mucchio di inutili luci mentre noi pedaliamo, giorno dopo l’altro, per andare dove?! Per alimentare cosa?! Delle celle minuscole con dei piccoli schermi. E sempre più celle e sempre più schermi e quindi fanculo!!
Fanculo il vostro dannato spettacolo ! Fanculo! Fanculo voi che ve ne state lì e non fate nulla per cambiare le cose! Fanculo le vostre telecamere e i vostri maledetti canali ! E fanculo tutti per aver trattato la cosa più cara che avevo come se non valesse nulla, per averla afferrata e trasformata in un oggetto, in un giocattolo, l’ennesimo orribile giocattolo in mezzo a milioni di altri! Fanculo ! Fanculo a tutto quanto! Fanculo per me, per noi, per tutto il mondo! Fanculo! »

I giudici di fronte a quello che avrebbe potuto essere lo smascheramento e la fine del loro mondo, decidono di assecondarlo. Decidono di sedare la rivolta rendendola parte dello stesso  sistema a cui si opponeva: gli offrono di trasmettere i suoi discorsi attraverso la loro rete di canali. Ecco è così che riescono a corrompere e mercificare anche l’ultimo degli individui.

Il mondo di Bing è ovviamente metafora del nostro:
Capitalismo, consumismo,gerarchie sociali, mercificazione dell’essere umano, mass media che iniettano quotidianamente me**a a piccole dosi e che ci rendono sempre più stupidi e apatici.
C’è solo una differenza tra questo e quel mondo, che è anche la nostra salvezza: il libero arbitrio. La libertà di scegliere, la libertà di andare oltre e sottrarsi al sistema, la libertà di agire senza assorbire apaticamente ciò che ci viene propinato e che noi stessi alimentiamo.

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Dovreste darci voi qualcosa di reale, ma non potete, giusto? Perché ci ucciderebbe…. / 13 Agosto 2017 in Black Mirror - 15 milioni di celebrità

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Credo che 15 milions merits sia il cuore pulsante di Black Mirror, la sintesi perfetta di tutto quello che Black Mirror è e rappresenta.
L’umanità viene presentata come una massa che svolge un lavoro omologato, che sfoga la sua frustrazione attraverso lo schermo nero che appare come un amico, quando è in realtà il contrario. Un umanità priva di qualsiasi sentimento, sterile vuota, incapace di agire, priva di volontà. Un umanità che vive di beni materiali, per lo più inconsistenti e inesistenti, beni virtuali, che neanche sono reali.
Rinchiusa in celle, circondata da schermi, che pedala e pedala in una bicicletta, per andare dove? Per alimentare cosa?.Minuscole celle e minuscoli schermi. Il nostro protagonista è Bing, disilluso e nichilista, che intravede uno spiraglio di realtà nella voce di Abi, una ragazza acqua e sapone, che rappresenta una consolazione che gli verrà brutalmente strappata via. Perché l’unica aspirazione che possono davvero avere questi esseri per così dire umani, è una cella più grande, illusioni più grandi, irrealtà più grandi.
Così Abi si vede costretta a rinunciare a cantare, e a svendersi alla pornografia. E Bing, distrutto, cerca gettandosi fisicamente contro il suo schermo-cella, di spezzare metaforicamente quel sistema. Ma il suo tentativo frutta solo un frammento di vetro. Curioso, che questa umanità non abbia nemmeno una lametta per tagliarsi le vene. Così Bing trasforma in arma proprio quello schermo nero. Ma ciò gli si ritorce contro, perché in Black Mirror, non esiste tragedia, non esiste catarsi o soddisfazione, se lo spettatore ha aspettative, queste verranno deluse nella peggiore maniera.
Bing arriva sul palco di Hot Shot puntandosi il vetro al collo, e fa un discorso disperato ma reale. I giudici cercano di comprare la sua verità, e in quel momento ho sperato addirittura che si suicidasse, piuttosto che vendersi. E’ assurdo dove ti porti, e cosa ti porti a pensare Black Mirror.
15 milioni di celebrità è una splendida metafora della nostra attuale condizione, un episodio che ci far star male e ci fa riflettere sulla nostra assurda adorazione per il successo. L’unica aspirazione che possiamo avere è quella di diventare una parte più consistente del sistema. Perché qualcosa di reale, come sostiene Bing, ci spezzerebbe, ci ucciderebbe, ci risveglierebbe dal nostro torpore. Qualcosa di reale è un lusso che non possiamo più permetterci…

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Sette miliardi di persone sole / 20 Gennaio 2015 in Black Mirror - 15 milioni di celebrità

Cortometraggio distopico, ma tremendamente unico nel suo genere, che oltre alla struttura classica che lo rende riconoscibile come tale mostra la capacità di cogliere alcune delle angosce più profonde dell’uomo contemporaneo. Esso lavora su un piano leggermente diverso rispetto al capolavoro eterno di Orwell, rappresentando l’assorbimento dell’uomo e la sua alienazione in una struttura senza vere e proprie classi, ma fatta di individui persi nella loro solitudine. Si realizza in questo modo un organismo sociale senza mente alcuna, dove le distinzioni sociali sono finzioni frutto di autoconvincimento, o tutt’al più un miglioramento delle apparenze, e dove il risveglio della coscienza (anche qui nell’individuo singolo, come tale destinato a perdere) rappresenta un evento traumatico. Un profondo senso di insignificanza muove tutte le azioni dei personaggi lungo tutta la trama che preferisco lasciare oscura per il lettore. Il finale, coerente e onesto, toglie ogni eventuale dubbio residuo: la libertà del protagonista è soltanto una gabbia meno stretta, una nuova solitudine, e anche il pinguino di carta perde la sua originaria autenticità e diventa, con il frammento di vetro, il simbolo illusorio dell’auto-realizzazione.

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Black Mirror, il riflesso più fedele? / 19 Luglio 2013 in Black Mirror - 15 milioni di celebrità

A legare fra loro i vari episodi di Black Mirror non sono i media e la tecnologia in quanto tematica, ma in quanto prospettiva o punto di vista: essi rappresentano lo “specchio” più fedele per l’uomo del nuovo millennio, capace di mostrare le ombre che si annidano in ognuno di noi (l’immagine dello specchio vuole coinvolgerci in maniera diretta, personale, intima) in quanto anesteticamente immersi nella società. Leggiamo allora Black Mirror non come mera critica alla società di massa – benché essa rappresenti in effetti il nemico, l’alterità (nella forma del volto o della maschera), il mostro costante di tutti gli episodi –, ma come spietato riflesso della problematica creatura sociale che siamo.
Viene sfruttato un meccanismo preciso e ben gestito, che consiste nel forzare le logiche della comunicazione fino a distorcerle e a farle esplodere nella loro paradossalità. Ecco perché il genere proprio di questa serie – non per le tematiche trattate ma in quanto dimensione di senso – è quello fantascientifico, meglio capace di veicolare la logica dell’assurdo: “15 Millions of Merits” stupisce proprio per la pervasività del suo immaginario distropico, mentre “The National Anthem” e “The Waldo Moment” sono gli episodi meno potenti sia da un punto di vista estetico-espressivo, sia tematico, proprio perché ambientati in una realtà troppo vicina alla nostra e meno adatta a ergersi a specchio deformante.
“15 Millions of Merits” rappresenta dunque, a mio parere, il miglior episodio della serie, nonché quello maggiormente capace di esprimerne i pregi sopraddetti e alcune debolezze di base: una presentazione troppo esplicita delle tematiche proposte; uno stile che si vuole tragico-solenne e che troppo spesso scivola nel moralismo, soffocando ogni traccia di ironia – ingrediente pericoloso e difficile da gestire, ma è proprio quanto mi sarei aspettato dal genio di Charlie Brooker.
Ironia e assurdo dovrebbero essere le parole chiave di questa operazione, perché Black Mirror è soprattutto questo: il paradosso di una potente denuncia ai mezzi di comunicazione veicolata proprio da una serie tv, da internet e da questa stessa recensione.

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18 Maggio 2013 in Black Mirror - 15 milioni di celebrità

Una delle cose che ho trovato più agghiaccianti di questo film è stata la risata dell’uomo sulla bicicletta che guardava quel programma demenziale. L’esempio eclatante di come la tecnologia diventi protagonista, logorando e corrodendo le menti umane al punto di manipolarle e spingerle verso una spirale senza fine; la libertà in questo caso non è nient’altro che il passaggio da una condizione di prigionia ad un’altra ancora peggiore. L’uomo è nullo, inconsistente, e non si rende conto di contribuire all’affermazione di un sistema corrotto, torbido e perverso.
E se qualcuno un po’ sveglio si ribella, diventa comunque una pedina del gioco.
In sostanza, non importa se accetti o meno il sistema, o con quale atteggiamento tu lo faccia, in qualsiasi caso lui troverà il modo di controllarti, perfino nel modo più subdolo, ovvero illudendoti di averti donato una grande libertà.
Una prospettiva terrificante.

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