Era il 1989 quando fu pubblicato per la prima volta Berserk e nonostante siano passati ventisei anni da allora, è ancora una serie in corso, incompleta. Per chi come me si è svegliato tardi e non ha mai avuto il piacere o l’onore di leggere quella che probabilmente è una delle storie a fumetti più belle mai create dall’uomo e magari non ha nemmeno intenzione o modo di farlo (anche perché ormai i volumi oltrepassano i 70, perciò diventerebbe un recupero piuttosto impegnativo), può incominciare ad avvicinarsi alla saga interessandosi alla trilogia di film che ricoprono l’arco dell’ “Età dell’oro”, ossia i volumi dal 3 al 13 del fumetto.
Già dal primo capitolo, intitolato L’uovo del Re Dominatore, che è una sorta di introduzione a storia e personaggi, si può intuire la maestosità e l’ambizione di questo progetto portato avanti da Toshiyuki Kubooka, che dalle incredibili tavole di Kentaro Miura è riuscito ad estrapolare un lungometraggio assolutamente meraviglioso in ogni sua sfaccettatura, anche grazie al supporto esperto, anche se spesso troppo invadente, dello Studio 4°C.
Battaglie dinamiche e avvincenti, si intervallano a discorsi diplomatici e politici, sullo sfondo di una realtà medievaleggiante, tra re, cavalieri, intrighi e guerre. Peccato solo che la cura estrema per disegni e colorazioni, venga spesso profanata da un utilizzo sconsiderato e massiccio della computer grafica, che intacca la fluidità dei movimenti rendendoli macchinosi e patinati, oltre che un bersaglio facile per la critica.
Ad ogni modo L’uovo del Re Dominatore è un film eccezionale, che interessa e cattura lo spettatore sia durante la scarica d’adrenalina data dalle battaglie, che sotto il punto di vista più umano, durante gli inevitabili raffronti/scontri fra Guts e Griffith, in cui spiccano le diversità fra i due protagonisti, sottolineando l’animo feroce e brutale del primo, un mercenario senza scopo alcuno nella vita, se non quello di sfogare la propria rabbia esplosiva sul campo di battaglia, rispetto all’altro ben più elegante e ragionevole, molto più vicino per estetica e diplomazia ad un nobile, che ad un “miserabile” mercenario.
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