Educazione e tatto. / 25 Febbraio 2014 in Baci rubati

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Gradevole commedia sentimentale d’autore, in cui Truffaut allinea e pone in parallelo tra loro il tema della professione del protagonista (investigatore un po’ pasticcione, carente nei pedinamenti) alla sua (in)capacità di mascherare e controllare le emozioni. Un altro elemento fondamentale è quello degli sguardi: tutto parte dagli occhi del detective rappresentati nella pubblicità dell’agenzia in cui lavora Antoine e, da lì in poi, il gioco degli sguardi e dei loro incroci diventa fondamentale nell’economia del racconto.

La pellicola è costellata da dettagli che ho apprezzato con entusiasmo: dalla presenza costante e benevola dell’architettura parigina (la chiesa du Sacre Coeur di Montmartre sonnecchia languida sulla vicenda), alla leggerezza composta con cui le donne si muovono sulla scena, al piano-sequenza dai toni quasi surreali che si conclude con la morte dell’investigatore, a quella dell’invio della posta pneumatica (ma, nelle viscere della città, esiste ancora? Meraviglia) mimesi dello scorrere del sangue, giovane e caldo e pregno di emotività e passione, nelle vene di Antoine.

La presenza di Delphine Seyrig è letteralmente deflagrante: la sua eleganza, la sua padronanza dei gesti e della propria femminilità la rendono una vera divinità e la sequenza nella camera di Antoine, in cui la cinepresa la segue insistentemente, è maliziosa e divertente.

La scena finale, con una dichiarazione d’amore pericolosa ed inaspettata, invece, è da antologia.

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