L’esordio di Sautet / 9 Novembre 2015 in Asfalto che scotta

Buon noir francese, adattamento (ad opera dello stesso Sautet) di un romanzo del “solito” José Giovanni, qui anche dialoghista.
Titolo italiano insensato la cui sola giustificazione plausibile mi sembra legata al richiamo di un certo immaginario hard boiled di impronta americana comunque richiamato da Sautet nella sua corsa parallela (ma indipendente) con la Nouvelle Vague fin da questo riuscito esordio.

Protagonista della vicenda un ottimo Lino Ventura, tutto presenza scenica e accento verace (prestò la sua voce originale nel doppiaggio italiano), un criminale tanto efferato nei suoi colpi (non vi è rapina che si concluda senza morti) quanto sentimentale con la famiglia, un colosso col viso da pugile nei confronti del quale è difficile non simpatizzare.
Il guascone Belmondo, che negli stessi giorni in cui veniva distribuito il film di Sautet, nel 1960, era al cinema con un ruolo molto simile a quello di Ventura ma in Fino all’ultimo respiro di Godard, non brilla, pur facendo il suo dovere.

Il film non è esente da difetti, quali la definizione stereotipata e improbabile, oserei dire, di situazioni e personaggi (bambini docilissimi, donne alternativamente sante o antipatiche, per esempio), su cui spicca l’inserimento particolarmente forzato nel plot di quello interpretato da una pur diligente Sandra Milo.
Finale decisamente tranchant, inaspettato nella forma, se non nel contenuto, così secco da lasciar pensare a qualche rimaneggiamento dell’ultimo momento.

Molto bello l’uso dei contesti urbani, con scorci d’epoca di Milano, Nizza, Parigi, i quali assumono, oggi, un valore quasi documentaristico.

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