6 Settembre 2012 in Arirang

Dopo le riprese del film Dream (2008), dove la protagonista ha rischiato di morire durante le riprese, Kim Ki-duk scompare dalle scene per circa tre anni. Si pensava fosse malato, invece ha messo in scena questa disperata confessione che narra il suo travaglio esistenziale e intellettuale. Con una camera digitale in stile documentaristico mette a nudo il suo travaglio e il suo disagio. il suo volto diventa anima in quello del monaco buddista nell’ultima scena di “Primavera, estate, autunno, inverno e primavera ancora”.
Una cibazione di se stessi per riscoprirne i bisogni primari oltre l’autoflagellazione nel border line tra spirito e carne che sono stati sempre gli estremi della sua produzione cinematografica, in quella terra di silenzio che è la cultura dell’immagine.

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