Antichrist

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Antichrist

Una coppia perde il figlio in seguito ad un incidente domestico. Per riconquistare un po' di equilibrio e per salvare il loro rapporto ormai in crisi, i due decidono di trascorrere una vacanza in una cascina: presto assisteranno a fatti angosciosi ed inquietanti.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Antichrist
Attori principali: Willem Dafoe, Charlotte Gainsbourg, Storm Acheche Sahlstrøm,
Regia: Lars von Trier
Sceneggiatura/Autore: Lars von Trier
Colonna sonora: Kristian Eidnes Andersen
Fotografia: Anthony Dod Mantle
Costumi: Frauke Firl
Produttore: Meta Louise Foldager Sørensen, Peter Garde, Peter Aalbæk Jensen
Produzione: Germania, Danimarca, Francia, Italia, Polonia, Svezia
Genere: Drammatico, Thriller, Horror
Durata: 108 minuti

Dove vedere in streaming Antichrist

La presunzione di Von Trier. / 3 Luglio 2022 in Antichrist

Mi domando perché, fra tanti mestieri, Von Trier abbia scelto proprio quello di regista, con tutto il rispetto nei suoi confronti per me i suoi film sono un lampante esempio di cosa non dovrebbe essere il cinema.
Premetto che non sono una persona che vede i film in modo superficiale, sono un tipo che cerca, ovviamente in basse alle scarse potenzialità di cui Madre Natura l’ha dotata, di cogliere sempre qualche messaggio nascosto in ciò che vede o in cio’ che legge ma qui, per quanto mi sforzi, non riesco a cogliere altro che il nulla assoluto.
Sarà la mia idiosincrasia per il regista danese, sarà che in questo periodo non sono in vena di affrontare simili visioni, fatto sta che questo film mi ha messo addosso un senso di fastidio come non provavo da tempo.
Ero rimasta colpita dal prologo del film, a mio parere un autentico capolavoro di fotografia, ma poi mi sono trovata davanti al nulla, un nulla a tratti irritante, un film senza alcun senso(lo so che molti sono riusciti a vederci milioni di simboli, sono riusciti a dargli milioni di interpretazioni, ma io non ce l’ho fatta proprio, sono spiacente) e ciò che mi fa maggiormente incavolare è che i primi sei minuti mi stavano quasi facendo ricredere sulle potenzialità di questo regista, stavo quasi per gridare al capolavoro, ma sono rimasta irrimediabilmente, ancora una volta, delusa.
Ciò che più mi ha dato fastidio è la mancanza di idee da parte di Trier, questa sua voglia di scandalizzare mettendo insieme immagini forti costruite ad hoc che, alla fine, risultano solo fasulle.
E’ un film che alla fine non ti lascia niente, che non ti colpisce, che non ti coinvolge, che non ti scandalizza come avrebbe dovuto secondo la sua idea.
Molto probabilmente il suo intento era quello di colpire come un pugno nello stomaco la mente e la psiche dello spettatore, ma fallisce nel suo compito, trasformando il suo film in un’ accozzaglia di immagini messe lì, senza alcun senso logico.
Peccato perché i primi sei minuti e la splendida fotografia mi avevano, come detto, fatto gridare al miracolo e invece mi sono trovata davanti il solito regista con la sua solita presunzione di saper fare dei film d’autore.

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Ansiosissimo / 6 Luglio 2016 in Antichrist

angosciante, disturbante, inquietante.
interpretazione fantastica.
tutto quel che mi aspettavo.
dovendo proprio trovare un neo…non mi è piaciuto il doppiaggio.

Profondamente disturbante! / 8 Settembre 2015 in Antichrist

Film profondamente disturbante, già dal prologo. Con questa pellicola, Lars Von Trier ci accompagna attraverso le paure e il lato oscuro della psiche umana, e descrive in maniera cruda il suo lungo periodo di depressione, lasciandoti un senso di dolore e disgusto.

18 Maggio 2015 in Antichrist

Credo di non esagerare se dico che questo è uno dei film più estremi e disturbanti della storia del cinema, o almeno sicuramente del cinema cosiddetto d’autore.
Qualche tempo fa, il buon Von Trier ha attraversato la sua personalissima selva oscura, cadendo in un periodo di depressione che ha deciso di curare (anche) continuando con il suo lavoro e tirando fuori il film de quo (Dante, invece, aveva pensato bene di scrivere la Divina Commedia, ma erano altri tempi).
Una pellicola del genere se la facessi io o voi (o i nostri vicini di casa), verremmo immediatamente rinchiusi e la chiave buttata nella Fossa delle Marianne.
Ma l’ha fatto Von Trier e quindi siamo qui a parlarne come (l’ennesima) esperienza cinematografica autoriale sui generis prodotta dal cineasta danese da molti apprezzato se non proprio idolatrato.
Adesso, a parte le battute, questo film è indubbiamente forte, sciroccato, capace di far discutere.
È un’esperienza estrema come il base jumping dalla stratosfera (alla Baumgartner, per intenderci).
Ci va il pelo sullo stomaco, come si suol dire.
È una pellicola le cui esplicite manifestazioni gratuite di violenza, orrore, sesso (mischiato a violenza ed orrore fino a sconfinare nel sado-maso cruento), lasciano a dir poco interdetti.

Il film inizia con un prologo tecnicamente molto interessante. Un rapporto sessuale con tanto di penetrazione esplicita al ralenti, subito in apertura, che sta lì ad avvertire lo spettatore che si fosse eventualmente approcciato alla pellicola senza sapere bene a cosa andasse incontro.
Quell’immagine scuote inconsciamente per la sua gratuità (avete presente Tyler Durden in Fight Club che monta fotogrammi porno in mezzo alle pizze che proietta nei cinema per famiglie? Ecco più o meno siamo a quei livelli).
Poi c’è il dramma.
Fine del prologo.
Inizia il senso di deja-vu.
Kieslowski, Film Blu.
Una madre (anche lì un’attrice francese, peraltro fisicamente simile) che elabora il lutto familiare in un modo assolutamente particolare.
Ma qui Von Trier va oltre. Va decisamente oltre.
Inizia la scalata su pareti inesplorate della cinematografia.
O forse no.
Perché il senso di deja-vu continua ad accompagnare lo spettatore, cui sembra di assistere, prima, ad uno dei tanti horror debitori a L’esorcista. Poi, nella drammatica e violenta escalation finale, ad uno splatter alla Hostel.
Il tutto condito da scene di sesso esplicito, che spesso sfocia nel violento e nel sanguinolento, oltre ogni immaginazione.

È un film estremo, dicevo, ma non so neanche più se si possa parlare di cinema in casi del genere.
È una auto-terapia psichiatrica (resa pubblica) di una persona che non stava bene e che ha cercato di esorcizzare la propria squilibrata visione della donna.
Un regista che chiude 100 minuti di pellicola con una dedica a Tarkovskij, magari covando la segreta speranza che richiamando un genio si venga a propria volta identificati in quella categoria.

Non mi sento di dargli un voto, ed è la prima volta che mi capita.
Nonostante tutto il biasimo che gli si possa far colare addosso, infatti, Antichrist non può non essere considerata un’opera interessante. Da vedere, con le dovute avvertenze, anche soltanto per capire i limiti fino ai quali la settima arte e la creatività pura possono spingersi.

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13 Aprile 2015 in Antichrist

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Una spostata affetta da delirio mistico-delirante sposa lo psicoterapeuta più scrauso al mondo, ci fa un figlio e lo lascia cadere dalla finestra.
Poi vanno in gita in montagna e lui eiacula sangue a arriva bambi con i suoi amichetti e lei gli pianta una ruota nella gamba ma poi si pente ma non trova più la chiave inglese insomma succede un casino!