19 Novembre 2021 in Anti-Porno

Anti-Porno potremmo definirlo, per quanto appaia improprio, l’8½ di Sion Sono.
Un film metacinematografico e surreale, che cambia imprevedibilmente gli schemi, invertendo i ruoli tra “puttana” e donna dominata (denominata “cagna”).
Donne che ambiscono a quella purezza che, nella contorta logica di Anti-Porno, è rappresentata dall’essere “puttana”, status raggiungibile soltanto attraverso lo stupro, l’autolesionismo e il denigramento della persona. La pudicizia, invece, è considerata come sudiciume.

Una protagonista ossessionata dalla sua deflorazione, trasmessa dal proiettore nella sua stanza immersa di giallo, rivivendo il trauma dello stupro subito nella foresta.
Film di forte denuncia verso la societò giapponese e dichiaratamente femminista, accusando la società maschilista e patriarcale.
Una società ipocrita, in cui la figura della donna viene sessualizzata, in una dimensione pornografica grottesca, insudiciata di perversioni e al contempo represse nei tabù.

Film eccitante e disturbante, che come indica il titolo, è letteralmente antiporno.

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