A Girl Walks Home Alone at Night

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A Girl Walks Home Alone at Night

Nell'immaginaria cittadina iraniana di Bad City, piena di un'umanità variegata e al limite, una giovane vampira (Sheila Vand) si muove indisturbata a caccia di vittime...
Lily_Chan ha scritto questa trama

Titolo Originale: A Girl Walks Home Alone at Night
Attori principali: Sheila Vand, Arash Marandi, Marshall Manesh, Mozhan Marnò, Dominic Rains, Rome Shadanloo, Milad Eghbali, Reza Sixo Safai, Ray Haratian, Ana Lily Amirpour, Pej Vahdat, Masuka, Maruti Garikiparthi, Mostra tutti

Regia: Ana Lily Amirpour
Sceneggiatura/Autore: Ana Lily Amirpour
Colonna sonora: Johnny Jewel, Bei Ru
Fotografia: Lyle Vincent
Costumi: Natalie O'Brien
Produttore: Ben Conrad, Patrick Grove, Justin Begnaud, Elijah Wood, Ana Lily Amirpour, Sina Sayyah, Daniel Grove, Daniel Noah, Alexei Tylevich, Josh C. Waller, Reza Sixo Safai, Nick Moceri
Produzione: Usa
Genere: Horror
Durata: 101 minuti

Dove vedere in streaming A Girl Walks Home Alone at Night

Tolto il bianco e il nero… il nulla / 26 Novembre 2020 in A Girl Walks Home Alone at Night

Film esteticamente bello con un ottimo uso della fotografia e del bianco e nero. Ma dopotutto col bianco e nero, come dico sempre, sì vince facile. Tutto è più bello in bianco e nero, e tolto questo, il film non ha altro da offrire. A colori sono convinto che avrebbe reso meno di niente.
Fin troppo hipster ed aesthetic per i miei gusti, il film è il classico prodotto da Sundance e altri festival per film indipendenti, dove abbonda l’estetica e ben poco la sostanza, che si racchiude sempre in simbolismi e metafore nascoste che una volta scovate mostrano tutta la loro banalità. Tra l’altro il film è prodotto dalla Vice Media, costola di una delle riviste più inutili e piene di contenuti triviali. La pellicola ha un look molto Jim Jarmusch, cosa che al Sundance piace assai.
La protagonista ha un suo fascino estetico sebbene nel vestirsi non abbia altrettanto buon gusto. La maglia a righe l’ho trovata alquanto ridicola con il resto del “costume”. Praticamente è una vampira che gira di notte a sconfiggere la misoginia con la misandria. Di fatto se la prende con tutti i maschi che si trova davanti – eccetto il protagonista -spacciatori, drogati, barboni e persino un povero bambino che vaga innocuo per strada, minacciandolo di cavargli gli occhi e ciullandogli lo skate, sono le sue vittime preferite.

Tre cose ho apprezzato di questo film: la fotografia, alcune canzoni (quelle non iraniane) e il gatto.

Voto: 5½

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Il mio petrolio per un gatto / 10 Settembre 2016 in A Girl Walks Home Alone at Night

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Prodotto da Vice e il Sundance festival. Un film di vampiri young adults, ma in B/N ma iraniano ma hipster, ma con uno skateboard ma con uno chador però c’è un gatto. In una città petroliosa e iraniana che si chiama Bad City (ma girato in California), Arash lavora come giardiniere, ha una decappottabile, un padre che si buca ogni vena e un gatto. Lui si veste come James Dean, e c’è questo fossato di periferia dove dei cadaveri vengono ammucchiati. Di notte, una ragazza vestita sotto un po’ yeye gira con skate e chador da supereroina. Lei e i suoi occhi sono combo tra Dreyer (Jeanne d’Arc) e la nouvella vague (e Paperetta yèyè, anche se dubito che la regista iraniana conosca Paperetta Yèyè), ascolta musiche giuste, ha la stanzetta tappezzata di estetica anni ‘70. Nel frattempo, musiche western, ero e il padre a rota, ma quindi lei è un vampiro etico o no? Perché spaventa il bambino? Intanto tutti si passano questo gatto pacioccoso, protagonista totale, che guarda che succede di qua e di là. Arash e la vampira si conoscono, pendolano nel senso di movimento continuo più vicino/più lontano. Intanto il mondo di Arash, divenuto uno spacciatore dopo aver rubato una valigia piena di robbba, si sfalda. Il padre se ne va, la ragazza morduccide il padre, Arash capisce. Arash pensa, e alla fine decide #cazzomene: prendono la macchina e se ne vanno verso il sol dell’avvenire. Che forse per un vampiro non è il massimo però :/ C’è del delicato, la tenerezza tra persone che hanno paura di venire alla luce (you kidding me), l’accettazione, il superamento della figura paterna e l’altrove. Oltre a un sacco di riferimenti a filmografie precedenti e poi non so se mi spiego, ma ci sono le parole iraniano – skate – gatto – chador – vampiri tutte nello stesso discorso.

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Un’eroina dissipa le tenebre / 6 Gennaio 2016 in A Girl Walks Home Alone at Night

Originale, benché citazionista, il lungometraggio d’esordio di Ana Lily Amirpour, giovane cineasta iraniana, è una storia di dannazione, amore e desiderio sospesa in dimensioni temporali e spaziali che rasentano il sogno.

Il b/n adottato, benché derivante da una desaturazione dei colori, immerge la vicenda in un contesto che richiama apertamente, anche dal punto di vista rappresentativo, i primordi cinematografici dedicati al vampirismo e, lontanamente, la Sin City di Miller rievocata anche dal nome della città in cui si svolge la storia, tale Bad City, apparentemente costituita da solitari ed infiniti sobborghi, differenti tra loro solo per via della più o meno evidente miseria degli alloggi.

La protagonista è una giovane vampira silenziosa e solitaria, amante della musica, che, truccata di nero e vestita con un lungo velo islamico (anacronistico ma scenografico mantello), si aggira a bordo di uno skate per le strade della città, alla ricerca di sangue.
E trova l’amore. Nella persona di un un ladruncolo dalla vita famigliare disastrata, emulo di James Dean, con un volto a metà strada tra il più giovane Johnny Depp e, per via della fossetta e del ricciolo ribelle, al primo John Travolta.

Due personaggi borderline si trovano e si amano, in una città (società) che sembra rigettare ogni forma di poesia e di gentilezza. Intorno a loro, si muovono prostitute, gatti obesi, bambini cresciuti troppo in fretta, travestiti, principesse annoiate, padri inutili, uomini pronti a rimarcare la presunta inferiorità della donna in ogni occasione, dal talamo alla tv.
Non è del tutto chiaro come la giovane vampira scelga le proprie vittime: la sua sete sembra dettata da ragioni fisiologiche (vedi, il barbone), ma non credo sia un caso che, nel film, venga rappresentata come una sorta di eroina che spazza via la feccia (maschile) con i suoi canini.
Benché un po’ didascalica questa scelta ha un grande significato, in rapporto al contesto da cui proviene la Amirpour.

A Girl… è un’efficace rappresentazione del desiderio di affermazione del sé e dell’emancipazione femminile in una società, quella iraniana contemporanea, che sembra volta all’annullamento dell’identità della donna in quanto tale.
Quelle che la vampira dissipa a suo modo con una certa violenza non sono certo le tenebre entro cui si muove ogni notte come un felino, ma quelle culturali del Paese in cui vive.

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